La Mostra Protagonisti Bernini, Gian Lorenzo

Veduta del Palazzo del Papa al Quirinale con la loggia delle benedizioni
Numerose erano le benedizioni straordinarie impartite dai pontefici durante gli anni santi dalle logge delle basiliche patriarcali o dai palazzi apostolici tra cui il Quirinale, residenza pontificia dal tardo Cinquecento. Nell'incisione di Deseine è ben visibile la loggia costruita da Gian Lorenzo Bernini sulla facciata principale e inaugurata nel 1639.
Vue du Palais du Pape dans le Quirinal dit Monte Cavallo de deux côtez,in: François Jacques Deseine, Rome moderne, premiére ville de l’Europe, avec toutes ses magnificences et ses delices..., vol. III, Leiden 1713

Il Pantheon prima degli interventi seicenteschi
Il Pantheon, fondato nel 27 a.C. e fatto ricostruire dall'imperatore Adriano nel I secolo d.C., è il solo edificio dell'antica Roma ad essere stato ininterrottamente utilizzato per ragioni religiose. All'inizio del VII secolo, il grande tempio dedicato dai romani a tutti gli dei fu donato dall'imperatore bizantino Foca a papa Bonifacio IV, che lo consacrò a Sancta Maria ad martyres. L'incisione di Aegidius Sadeler, mostra ancora il campanile medievale, distrutto in occasione degli interventi seicenteschi voluti da Urbano VIII e realizzati da Gian Lorenzo Bernini.
Aegidius Sadeler, Vestigij del Pantheon..., in: Id., Vestigi delle antichità di Roma, Tivoli, Pozzuolo et altri luoghi, Praha 1601
Piazza della Rotonda prima degli interventi settecenteschi
Per il giubileo del 1575 papa Gregorio XIII commissionò a Giacomo della Porta una fontana da collocare al centro della piazza. L'aspetto della fontana rimase lo stesso fino al 1711 quando papa Clemente XI volle far riposizionare di fronte al Pantheon l'obelisco egizio allora collocato a San Macuto. Con l'occasione fu realizzato un restauro radicale della fontana, il cui catino venne sostituìto da un gruppo di rocce e delfini a sostenere l'obelisco. Nella veduta di Cruyl sono visibili anche i due campanili laterali costruiti nella prima metà del Seicento da Gian Lorenzo Bernini per papa Urbano VIII, e poi eliminati nel 1883.
Levin Cruyl, stampa del 1667, in: Cento vedute di Roma antica raccolte e illustrate da Alfonso Bartoli, Firenze 1911

Facciata posteriore della Basilica di Santa Maria Maggiore
Questa immagine mostra l’aspetto definitivo dell’esterno della Basilica su Piazza dell’Esquilino, dopo gli interventi secenteschi voluti da Clemente X e realizzati da Carlo Rainaldi, il cui progetto per il restauro della facciata posteriore ed il raccordo tra le due cappelle e l’abside fu preferito a quello, più dispendioso, presentato da Bernini.
Roma antica e moderna o sia nuova descrizione della moderna città di Roma, e di tutti gli edifizi notabili, che sono in essa, e delle cose più celebri, che erano nella antica Roma... Abbellita con duecento e più figure in rame, con curiose notizie istoriche, e con la cronologia di tutti li sommi pontefici, re, consoli e imperadori romani. Accresciuta in questa nuova edizione di un tomo terzo..., vol. II, Roma 1745


Dell'obelisco e fontana nuova di Piazza Navona
La Fontana dei Fiumi di Piazza Navona fu commissionata a Gian Lorenzo Bernini da papa Pamphilj, Innocenzo X, in vista del Giubileo del 1650. La fontana, che fa da straordinario supporto alla copia romana di un obelisco egizio rinvenuto nel 1647 presso il Circo di Massenzio, rappresenta, nei quattro giganti in marmo bianco che siedono appoggiati sullo scoglio centrale, quattro grandi fiumi: il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio della Plata. La guida di Roma moderna di Pompilio Totti, pubblicata per la prima volta nel 1638, colse immediatamente l’importanza del nuovo ornato di Piazza Navona ed inserì già nell'edizione del 1652 una rappresentazione della Fontana dei Fiumi e il racconto della sua realizzazione.
Pompilio Totti, Ritratto di Roma moderna... in questa nuova editione accresciuto, e migliorato in molti luoghi, Roma 1652
Bernini, Athanasius Kircher, la Fontana dei Fiumi e l'obelisco Pamphilj
Nella progettazione della Fontana dei fiumi, Bernini volle conoscere e tener presente il significato dei geroglifici dell'obelisco, per decifrare i quali si avvalse della collaborazione dell'erudito gesuita Athanasius Kircher. Secondo alcuni interpreti, sarebbe da leggere come simbolo della collaborazione tra i due la raffigurazione, nella fontana, di un armadillo, collocato tra la flora e la fauna del Rio de la Plata. Un esemplare essiccato di questo animale, giunto dalle Americhe grazie ai rapporti di Kircher con i gesuiti d'Oltreoceano, era conservato presso il Museo Kircheriano al Collegio romano, ed è probabilmente attraverso di lui che Bernini potè conoscerne l'aspetto. Nell'anno del giubileo 1650, Kircher pubblicò in un volume il risultato dei suoi studi sull'obelisco di Piazza Navona.
Athanasius Kircher, Athanasii Kircheri e Soc. Iesu Obeliscus Pamphilius, hoc est interpretatio nova..., Roma 1650
Le sette chiese di Roma con le loro principali reliquie, stazioni e indulgenze
Ristampa del 1660 ca., ad opera di Giovanni Giacomo de’ Rossi, della lastra di Giacomo Lauro e Antonio Tempesta, utilizzata per la prima volta per il Giubileo del 1600 e successivamente ripubblicata, quale guida ai pellegrini nel 1609, 1621, 1630 e 1636. La ristampa di De Rossi vede per la prima volta la raffigurazione della Basilica di San Pietro con il colonnato del Bernini. Nell'angolo in basso a destra della pianta è riprodotto anche il circuito delle nove chiese, che aggiunge alle sette classicamente comprese nel giro, la chiesa di San Paolo alle tre fontane e dell'Annunziatella, che furono in alcune occasioni incluse nel giro dallo stesso Filippo Neri, per la loro vicinanza a San Paolo fuori le mura.
Le sette chiese di Roma con le loro principali reliquie stationi et indul.tie, Roma 1660

Gli interventi di Gregorio XIII, Sisto V e Alessandro VII per Piazza del Popolo
La veduta di Giovanni Battista Falda mostra Piazza del Popolo dopo gli interventi cinque-secenteschi dovuti a Gregorio XIII, Sisto V e Alessandro VII. Si vedono infatti la fontana di Giacomo Della Porta, fatta collocare al centro della piazza nel 1573, in vista del giubileo del 1575, da papa Gregorio XIII; l'obelisco egizio proveniente dal Circo Massimo, innalzato nel 1589 da Sisto V; la facciata interna di Porta del Popolo restaurata da Gian Lorenzo Bernini su incarico di Alessandro VII, che gli affidò anche il compito di intervenire sulla basilica di Santa Maria del Popolo, eretta nell'XI secolo da Pasquale II, e ricostruita da papa Sisto IV per il giubileo del 1475.
Giovanni Battista Falda, Piazza del Popolo abbellita da n.s. papa Alessandro VII, in: Id., Il nuovo teatro delle fabriche et edificii in prospettiva di Roma moderna..., vol. I, Roma 1665

Gli interventi di Alessandro VII per Piazza del Popolo
La veduta di Giovani Battista Falda mostra le "fabbriche" di Alessandro VII per le chiese gemelle di Piazza del Popolo, prima ancora della loro concreta realizzazione. La costruzione di Santa Maria in Montesanto iniziò infatti nel 1662, ma si interruppe alla morte del Pontefice nel 1667 per riprendere nel 1673, sotto la supervisione di Bernini con la collaborazione di Carlo Fontana. I lavori per la chiesa gemella di Santa Maria dei Miracoli, invece, iniziarono solo nel 1675, dieci anni dopo l'anno d'edizione dell'incisione di Falda che rappresenta dunque una proiezione del progetto di Alessandro VII.
Giovanni Battista Falda, Altra veduta della Piazza del Popolo entrandosi nella città, in: Id., Il nuovo teatro delle fabriche et edificii in prospettiva di Roma moderna..., vol. I, Roma 1665
Piazza del Quirinale e il Palazzo pontificio nel 1750
Il colle del Quirinale, detto "Monte Cavallo", già sede di residenze estive di agiate famiglie romane attratte dalla salubrità della zona, entrò a far parte dei piani urbanistici dei pontefici nella seconda metà del XVI secolo. Gregorio XIII avviò nel 1574 la costruzione di un ampio palazzo da destinare a residenza papale, cui la ristrutturazione dell'acquedotto Felice voluta da Sisto V garantì un buon afflusso di acqua e dunque un'adeguata vivibilità. Alla fine del Cinquecento, papa Clemente VIII poté trasferirvi la propria residenza. Nel secolo successivo vennero edificate progressivamente nuove ali del palazzo, e costruiti edifici limitrofi con funzioni serventi. In quegli stessi decenni furono creati splendidi giardini, parte integrante di un disegno architettonico destinato a destare meraviglia nei visitatori. Alla prima metà del Seicento risale la loggia delle benedizioni, costruita da Gian Lorenzo Bernini, visibile sulla facciata. L'incisione di Piranesi mostra la piazza prima della collocazione, a fine Settecento, del grande obelisco tra le statue dei dioscuri, e della sistemazione della grande vasca di granito ultimata nel 1818.
Giovanni Battista Piranesi, Veduta della Piazza di Monte Cavallo, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. I, Paris 1836


Vita del cavaliere Gian Lorenzo Bernini
Gian Lorenzo Bernini lavorò per oltre trent'anni a San Pietro, realizzando alcuni capolavori assoluti come il baldacchino e il colonnato e dirigendone la Fabbrica.
Filippo Baldinucci, Vita del cavaliere Gio. Lorenzo Bernino scultore, architetto e pittore..., Firenze 1682

Il Baldacchino di San Pietro opera di Gian Lorenzo Bernini
Nel 1623 il neo eletto papa Urbano VIII Barberini incarica Gian Lorenzo Bernini di realizzare un baldacchino da collocarsi sotto la maestosa cupola michelangiolesca, per segnare il luogo del sepolcro di Pietro. Bernini concepisce un’opera imponente, dall’impianto architettonico (alto oltre 28 m., supera in altezza un palazzo signorile) ma eseguita con quella abilità scultorea che conferisce ai materiali forme morbide, leggere e dinamiche. L’esecuzione dell’opera si protrae per quasi dieci anni, e il baldacchino è inaugurato da Urbano VIII nel 1633.
Alessandro Specchi, Aenea moles qua d. Petri aram Urbanus VIII exornavit, in: Filippo Buonanni, Numismata summorum Pontificum templi Vaticani fabricam indicantia, chronologica ejusdem fabricae narratione, ac multiplici eruditione explicata..., Roma 1696

Il Baldacchino di San Pietro opera di Gian Lorenzo Bernini
Nel 1623 il neo eletto papa Urbano VIII Barberini incarica Gian Lorenzo Bernini di realizzare un baldacchino da collocarsi sotto la maestosa cupola michelangiolesca, per segnare il luogo del sepolcro di Pietro. Bernini concepisce un’opera imponente, dall’impianto architettonico (alto oltre 28 m., supera in altezza un palazzo signorile) ma eseguita con quella abilità scultorea che conferisce ai materiali forme morbide, leggere e dinamiche. L’esecuzione dell’opera si protrae per quasi dieci anni, e il baldacchino è inaugurato da Urbano VIII nel 1633.
Jean Baptiste Nolin, Descriptio historica altarium Basilicae, in: Raphael Sindone, Altarium, et reliquiarum sacrosanctae Basilicae Vaticanae Deo Optimo Maximo in honorem beati Petri principis Apostolorum erectae descriptio historica scriptoribus, & monumentis Archivi Capitularis illustrata, Roma 1744

Il Baldacchino di San Pietro opera di Gian Lorenzo Bernini
Nel 1623 il neo eletto papa Urbano VIII Barberini incarica Gian Lorenzo Bernini di realizzare un baldacchino da collocarsi sotto la maestosa cupola michelangiolesca, per segnare il luogo del sepolcro di Pietro. Bernini concepisce un’opera imponente, dall’impianto architettonico (alto oltre 28 m., supera in altezza un palazzo signorile) ma eseguita con quella abilità scultorea che conferisce ai materiali forme morbide, leggere e dinamiche. L’esecuzione dell’opera si protrae per quasi dieci anni, e il baldacchino è inaugurato da Urbano VIII nel 1633.
François Spierre, [Baldacchino di San Pietro opera di Gian Lorenzo Bernini], in: Raphael Sindone, Altarium, et reliquiarum sacrosanctae Basilicae Vaticanae Deo Optimo Maximo in honorem beati Petri principis Apostolorum erectae descriptio historica scriptoribus, & monumentis Archivi Capitularis illustrata, Roma 1744, p. 19

Veduta della facciata di San Pietro col campanile di Bernini poi abbattuto
Nel 1629 era morto Carlo Maderno, architetto della Fabbrica di San Pietro dal 1603. Bernini, che in quel tempo stava lavorando alla costruzione del baldacchino, gli successe alla direzione della Fabbrica. Maderno, a lavori praticamente ultimati, aveva previsto, per desiderio di Paolo V, l’aggiunta alla facciata di due campanili laterali, la cui realizzazione, tuttavia, aveva mostrato immediatamente importanti problemi di staticità. Per questa ragione, il progetto era stato interrotto nel 1622 alla quota terminale della facciata e fu ripreso solo dopo la nomina di Bernini ad architetto della Fabbrica. Il campanile meridionale della basilica, innalzato da Bernini nel 1639-1641, tra mille difficoltà dovute alla presenza di forti discontinuità e falde freatiche nel terreno di fondazione, rappresentò l'unico spettacolare insuccesso della sua straordinaria attività artistica e fu demolito nel 1646 a causa della comparsa di fratture nella muratura.
Carlo Fontana (dis.), Alessandro Specchi (inc.), Prospetto del tempio vaticano con il campanile nel termine che mostrò la rovina e modo del riparo, in: Carlo Fontana, Il tempio Vaticano e sua origine con gl'edifitii più cospicui antichi e moderni fatti dentro e fuori di esso..., Roma 1694

Veduta della facciata di San Pietro col campanile di Bernini poi abbattuto
Nel 1629, era morto Carlo Maderno, architetto della Fabbrica di San Pietro dal 1603. Bernini, che in quel tempo stava lavorando alla costruzione del baldacchino, gli successe alla direzione della Fabbrica. Maderno, a lavori praticamente ultimati, aveva previsto, per desiderio di Paolo V, l’aggiunta alla facciata di due campanili laterali, la cui realizzazione, tuttavia, aveva mostrato immediatamente importanti problemi di staticità. Per questa ragione, il progetto era stato interrotto nel 1622 alla quota terminale della facciata e fu ripreso solo dopo la nomina di Bernini ad architetto della Fabbrica. Il campanile meridionale della basilica, innalzato da Bernini nel 1639-1641, tra mille difficoltà dovute alla presenza di forti discontinuità e falde freatiche nel terreno di fondazione, rappresentò l'unico spettacolare insuccesso della sua straordinaria attività artistica e fu demolito nel 1646 a causa della comparsa di fratture nella muratura. La veduta tratta dall'opera di Deseine è "incisa in controparte", ovvero prodotta da una seconda matrice sulla quale è riportato il disegno di una matrice primaria che serve da modello di partenza. Per tale ragione l'immagine risulta "rovesciata", speculare rispetto all'originale.
Eglise S. Pierre au Vatican, in: François Jacques Deseine, Rome moderne, premiére ville de l’Europe, avec toutes ses magnificences & ses delices..., vol. III, Leiden 1713

Piazza San Pietro col terzo braccio del colonnato progettato da Gian Lorenzo Bernini
Dopo la morte di Innocenzo X, che gli aveva a lungo preferito Francesco Borromini, e l’elezione al soglio pontificio di Alessandro VII, a Bernini fu affidata nel 1656 la sistemazione di piazza San Pietro. Non si trattava di un’impresa facile poiché bisognava rendere l’accesso alla basilica spettacolare, solenne ed elegante, riducendo al minimo gli interventi sugli edifici preesistenti, garantendo la giusta visibilità alla cupola di Michelangelo, ai Palazzi apostolici e alla Loggia delle benedizioni, e mitigando l’eccessiva larghezza della facciata di Maderno. Nello stesso tempo era necessario trovare una soluzione funzionale ad accogliere grandi quantità di fedeli, cui andavano garantite la sicurezza prima, durante e dopo le funzioni. Bernini fece un capolavoro, realizzando una piazza unica al mondo, divenuta il simbolo del barocco italiano. Dalla facciata della chiesa, due bracci porticati rettilinei si spingono in avanti in maniera divergente per poi aprirsi in due emicicli che, con una selva di colonne, abbracciano tutta la vasta piazza in cui si raccolgono i fedeli, come le braccia della Chiesa accolgono l’intera umanità. Un “terzo braccio”, rappresentato nella incisione di Giovanni Battista Falda e mai realizzato per la morte di Alessandro VII, avrebbe dovuto continuare la curva dei due emicicli sul lato della “spina di borgo”, saldando la nuova piazza con il paesaggio urbano preesistente.
Giovanni Battista Falda, Piazza e portici della Basilica Vaticana fatti da n.s. papa Alesandro settimo, in: Id., Il nuovo teatro delle fabriche et edificii in prospettiva di Roma moderna..., vol. I, Roma 1665

Il lago di piazza Navona
Piazza Navona fu dal XV secolo una delle aree più vitali del centro urbano. Vi fu trasferito il mercato cittadino e divenne luogo di scambio e di intrattenimento, per la presenza di molte botteghe di negozianti e artigiani. Nel Seicento, grazie alle magnifiche creazioni di Borromini e Bernini, e alla committenza di papa Innocenzo X Pamphilj, si trasformò in una delle più belle piazze barocche di Roma. Divenne luogo privilegiato per la predicazione, come per la festa, per le pratiche devote come per le occasioni di svago. La veduta di Cipriani mostra la Piazza durante una "festa dell'acqua": a partire da metà Seicento, nei fine settimana d'agosto, la piazza veniva trasformata in un "lago", grazie alla chiusura delle condotte che raccoglievano l'acqua di esubero delle fontane. La finalità era lo svago, oltre che il procurare sollievo dall'aria torrida dell'agosto romano. Come testimonia la veduta, il "lago" era attraversato da persone a piedi, gondole, carrozze, che a volte davano luogo a veri e propri giochi e gare sfarzose.
Giovanni Battista Cipriani, Piazza Navona, in: Id., Vedute principali e più interessanti di Roma, Roma 1799

Il lago di piazza Navona
Piazza Navona fu dal XV secolo una delle aree più vitali del centro urbano. Vi fu trasferito il mercato cittadino e divenne luogo di scambio e di intrattenimento, per la presenza di molte botteghe di negozianti e artigiani. Nel Seicento, grazie alle magnifiche creazioni di Borromini e Bernini, e alla committenza di papa Innocenzo X Pamphilj, si trasformò in una delle più belle piazze barocche di Roma. Divenne luogo privilegiato per la predicazione, come per la festa, per le pratiche devote come per le occasioni di svago. La veduta di Cipriani mostra la Piazza durante una "festa dell'acqua": a partire da metà Seicento, nei fine settimana d'agosto, la piazza veniva trasformata in un "lago", grazie alla chiusura delle condotte che raccoglievano l'acqua di esubero delle fontane. La finalità era lo svago, oltre che il procurare sollievo dall'aria torrida dell'agosto romano. Come testimonia la veduta, il "lago" era attraversato da persone a piedi, gondole, carrozze, che a volte davano luogo a veri e propri giochi e gare sfarzose.
Giovanni Battista Cipriani, Obelisco egizio in piazza Navona, in: Id., Degli edificj antichi e moderni di Roma: vedute in contorno disegnate e incise da Gio. Batt. Cipriani, vol. II, Roma 1817

Il lago di piazza Navona
Piazza Navona fu dal XV secolo una delle aree più vitali del centro urbano. Vi fu trasferito il mercato cittadino e divenne luogo di scambio e di intrattenimento, per la presenza di molte botteghe di negozianti e artigiani. Nel Seicento, grazie alle magnifiche creazioni di Borromini e Bernini, e alla committenza di papa Innocenzo X Pamphilj, si trasformò in una delle più belle piazze barocche di Roma. Divenne luogo privilegiato per la predicazione, come per la festa, per le pratiche devote come per le occasioni di svago. La veduta di Cottafavi mostra la Piazza durante una "festa dell'acqua": a partire da metà Seicento, nei fine settimana d'agosto, la piazza veniva trasformata in un "lago", grazie alla chiusura delle condotte che raccoglievano l'acqua di esubero delle fontane. La finalità era lo svago, oltre che il procurare sollievo dall'aria torrida dell'agosto romano. Come testimonia la veduta, il "lago" era attraversato da persone a piedi, gondole, carrozze, che a volte davano luogo a veri e propri giochi e gare sfarzose.
Gaetano Cottafavi (inc.), [Veduta di Piazza Navona],in: Antonio Nibby, Roma nell’anno MDCCCXXXVIII..., vol. IV (Parte seconda moderna), Roma 1841
Alessandro VII (1655-1667), medaglia in bronzo emessa nel 1661 per celebrare il completamento della parte settentrionale del colonnato antistante la Basilica Vaticana progettato da Gian Lorenzo Bernini (riconiazione ottocentesca da un originale di Gaspare Morone)
Mazio 265 (fig. Medaglie Mazio 21-265 A)