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La Mostra    Protagonisti    Clemente XI

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Piazza della Rotonda prima degli interventi settecenteschi

Per il giubileo del 1575 papa Gregorio XIII commissionò a Giacomo della Porta una fontana da collocare al centro della piazza. L'aspetto della fontana rimase lo stesso fino al 1711 quando papa Clemente XI volle far riposizionare di fronte al Pantheon l'obelisco egizio allora collocato a San Macuto. Con l'occasione fu realizzato un restauro radicale della fontana, il cui catino venne sostituìto da un gruppo di rocce e delfini a sostenere l'obelisco. Nella veduta di Cruyl sono visibili anche i due campanili laterali costruiti nella prima metà del Seicento da Gian Lorenzo Bernini per papa Urbano VIII, e poi eliminati nel 1883.

Levin Cruyl, stampa del 1667, in: Cento vedute di Roma antica raccolte e illustrate da Alfonso Bartoli, Firenze 1911
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Piazza della Rotonda nel 1751, dopo il posizionamento al centro della piazza dell'obelisco egizio

Nel 1711 papa Clemente XI volle far riposizionare di fronte al Pantheon l'obelisco egizio allora collocato a San Macuto. Con l'occasione fu realizzato un restauro radicale della fontana, il cui catino venne sostituìto da un gruppo di rocce e delfini a sostenere l'obelisco.

Giovanni Battista Piranesi, Veduta della Piazza della Rotonda, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. II, Paris 1836
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Arciconfraternite, confraternite e confraternite nazionali per il giubileo del 1700

Bartolomeo Piazza, Eusebologion. Eusevologio romano, overo delle opere pie di Roma, accresciuto e ampliato secondo lo stato presente..., 2 ed., Roma 1699
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La collina di Trinità dei Monti prima della realizzazione della scalinata

Nel corso del Cinque-Seicento, un pendio alberato e segnato da sentieri scoscesi metteva in comunicazione la chiesa francese di Trinità de’ Monti con la sottostante Piazza di Spagna. Nella seconda metà del Seicento cominciò ad imporsi la necessità di una scalinata di raccordo tra la chiesa e la piazza. Ma il problema fu affrontato concretamente soltanto durante il pontificato di Clemente XI, che ricevette i progetti di diversi illustri artisti dell’epoca, tra i quali Alessandro Specchi e Francesco De Sanctis, architetto dell’Ordine dei minimi, cui il terreno apparteneva. De Sanctis, autore tra l’altro della nuova facciata della Chiesa della Trinità dei Pellegrini, fu il prescelto dal successore di Clemente XI, Innocenzo XIII, che diede il via ai lavori nel 1723 con la speranza di vederli realizzata in tempo per il giubileo del 1725. La scalinata fu effettivamente inaugurata durante l’anno santo da Benedetto XIII, seppur a lavori non completamente terminati.

Giovanni Battista Falda, Chiesa della Santiss. Trinità de Monti de PP. minimi francesi sul monte Pincio,in: Id., Il nuovo teatro delle fabriche et edificii in prospettiva di Roma moderna..., vol. II (Il secondo libro del novo teatro delle fabriche, et edificii, fatte fare in Roma, e fuori di Roma dalla santità di nostro signore papa Alessandro VII), Roma 1665-1667
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La collina di Trinità dei Monti prima della realizzazione della scalinata

Nel corso del Cinque-Seicento, un pendio alberato e segnato da sentieri scoscesi metteva in comunicazione la chiesa francese di Trinità de’ Monti con la sottostante Piazza di Spagna. Nella seconda metà del Seicento cominciò ad imporsi la necessità di una scalinata di raccordo tra la chiesa e la piazza. Ma il problema fu affrontato concretamente soltanto durante il pontificato di Clemente XI, che ricevette i progetti di diversi illustri artisti dell’epoca, tra i quali Alessandro Specchi e Francesco De Sanctis, architetto dell’Ordine dei minimi, cui il terreno apparteneva. De Sanctis, autore tra l’altro della nuova facciata della Chiesa della Trinità dei Pellegrini, fu il prescelto dal successore di Clemente XI, Innocenzo XIII, che diede il via ai lavori nel 1723 con la speranza di vederli realizzata in tempo per il giubileo del 1725. La scalinata fu effettivamente inaugurata durante l’anno santo da Benedetto XIII, seppur a lavori non completamente terminati.

SS. Trinita de' Monti, in: Fioravanti Martinelli, Roma di nuovo ricercata nel suo sito... Di nuovo con ogni diligenza corretta & accresciuta con belle figure, Roma 1702
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La collina di Trinità dei Monti prima della realizzazione della scalinata

Nel corso del Cinque-Seicento, un pendio alberato e segnato da sentieri scoscesi metteva in comunicazione la chiesa francese di Trinità de’ Monti con la sottostante Piazza di Spagna. Nella seconda metà del Seicento cominciò ad imporsi la necessità di una scalinata di raccordo tra la chiesa e la piazza. Ma il problema fu affrontato concretamente soltanto durante il pontificato di Clemente XI, che ricevette i progetti di diversi illustri artisti dell’epoca, tra i quali Alessandro Specchi e Francesco De Sanctis, architetto dell’Ordine dei minimi, cui il terreno apparteneva. De Sanctis, autore tra l’altro della nuova facciata della Chiesa della Trinità dei Pellegrini, fu il prescelto dal successore di Clemente XI, Innocenzo XIII, che diede il via ai lavori nel 1723 con la speranza di vederli realizzata in tempo per il giubileo del 1725. La scalinata fu effettivamente inaugurata durante l’anno santo da Benedetto XIII, seppur a lavori non completamente terminati.

La Trinité du Mont, in: François Jacques Deseine, Rome moderne, première ville de l'Europe, avec toutes ses magnificences et ses délices..., vol. I, Leiden 1713
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Gli interventi settecenteschi di consolidamento della cupola di San Pietro

Tra il 1743 ed il 1748, Vanvitelli e Poleni, procedettero al rafforzamento della cupola con l'inserimento nel tamburo e nella calotta di sei cerchioni di ferro, il più grande dei quali misurava 60 m. di diametro. Un grande contributo all’opera di restauro della cupola diede anche Nicola Zabaglia, un semplice sampietrino analfabeta che grazie alle sue straordinarie conoscenze empiriche della meccanica, realizzò le impalcature necessarie alla messa in opera dei cerchioni. In quegli anni giunse alla pubblicazione anche un’opera magnifica, riccamente illustrata, voluta da Clemente XI e portata a compimento da Benedetto XIV a spese della Fabbrica di San Pietro, che con il testo di Lelio Cosatti e un ricchissimo apparato iconografico rendeva il giusto omaggio a Nicola Zabaglia, l’umile carpentiere che tanto aveva dato alla costruzione della Chiesa più grande del mondo.

Alessandro Francesco Rostagni (dis.), Paolo Pilaia (inc.), [Ponti per accomodare gli ornati della gran cupola di San Pietro e la croce in cima all'obelisco Vaticano], in: Nicola Zabaglia, Castelli e ponti di maestro Niccola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche...,Roma 1744
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La cupola di San Pietro

Tra il 1743 ed il 1748, Vanvitelli e Poleni, procedettero al rafforzamento della cupola con l'inserimento nel tamburo e nella calotta di sei cerchioni di ferro, il più grande dei quali misurava 60 m. di diametro. Un grande contributo all’opera di restauro della cupola diede anche Nicola Zabaglia, un semplice sampietrino analfabeta che grazie alle sue straordinarie conoscenze empiriche della meccanica, realizzò le impalcature necessarie alla messa in opera dei cerchioni. In quegli anni giunse alla pubblicazione anche un’opera magnifica, riccamente illustrata, voluta da Clemente XI e portata a compimento da Benedetto XIV a spese della Fabbrica di San Pietro, che con il testo di Lelio Cosatti e un ricchissimo apparato iconografico rendeva il giusto omaggio a Nicola Zabaglia, l’umile carpentiere che tanto aveva dato alla costruzione della Chiesa più grande del mondo.

Nicola Zabaglia, Castelli e ponti di maestro Niccola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche...,Roma 1744
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La cupola di San Pietro

Tra il 1743 ed il 1748, Vanvitelli e Poleni, procedettero al rafforzamento della cupola con l'inserimento nel tamburo e nella calotta di sei cerchioni di ferro, il più grande dei quali misurava 60 m. di diametro. Un grande contributo all’opera di restauro della cupola diede anche Nicola Zabaglia, un semplice sampietrino analfabeta che grazie alle sue straordinarie conoscenze empiriche della meccanica, realizzò le impalcature necessarie alla messa in opera dei cerchioni. In quegli anni giunse alla pubblicazione anche un’opera magnifica, riccamente illustrata, voluta da Clemente XI e portata a compimento da Benedetto XIV a spese della Fabbrica di San Pietro, che con il testo di Lelio Cosatti e un ricchissimo apparato iconografico rendeva il giusto omaggio a Nicola Zabaglia, l’umile carpentiere che tanto aveva dato alla costruzione della Chiesa più grande del mondo.

Alessandro Francesco Rostagni (dis.), Francesco Mazzoni (inc.), [Ponti per accomodare gli angoli della gran cupola di San Pietro], in: Nicola Zabaglia, Castelli e ponti di maestro Niccola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche...,Roma 1744
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La cupola di San Pietro

Tra il 1743 ed il 1748, Vanvitelli e Poleni, procedettero al rafforzamento della cupola con l'inserimento nel tamburo e nella calotta di sei cerchioni di ferro, il più grande dei quali misurava 60 m. di diametro. Un grande contributo all’opera di restauro della cupola diede anche Nicola Zabaglia, un semplice sampietrino analfabeta che grazie alle sue straordinarie conoscenze empiriche della meccanica, realizzò le impalcature necessarie alla messa in opera dei cerchioni. In quegli anni giunse alla pubblicazione anche un’opera magnifica, riccamente illustrata, voluta da Clemente XI e portata a compimento da Benedetto XIV a spese della Fabbrica di San Pietro, che con il testo di Lelio Cosatti e un ricchissimo apparato iconografico rendeva il giusto omaggio a Nicola Zabaglia, l’umile carpentiere che tanto aveva dato alla costruzione della Chiesa più grande del mondo.

Nicola Zabaglia, Castelli e ponti di maestro Niccola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche...,Roma 1744
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La cupola di San Pietro

Tra il 1743 ed il 1748, Vanvitelli e Poleni, procedettero al rafforzamento della cupola con l'inserimento nel tamburo e nella calotta di sei cerchioni di ferro, il più grande dei quali misurava 60 m. di diametro. Le varie fasi dei lavori di consolidamento della cupola furono descritte dallo stesso Poleni nelle sue Memorie istoriche della Gran Cupola del Tempio Vaticano, illustrate da alcune tavole incise opera di Antonio Visentini.

Giovanni Poleni, Memorie istoriche della gran cupola del tempio vaticano, e de’ danni di essa, e de’ ristoramenti loro, divise in libri cinque. Alla santità di nostro signore papa Benedetto XIV, Padova 1748
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Veduta della cupola con i sei cerchioni fissati fra il 1743 ed il 1748, grazie all'opera di Giovanni Poleni

Tra il 1743 ed il 1748, Vanvitelli e Poleni, procedettero al rafforzamento della cupola con l'inserimento nel tamburo e nella calotta di sei cerchioni di ferro, il più grande dei quali misurava 60 m. di diametro. Le varie fasi dei lavori di consolidamento della cupola furono descritte dallo stesso Poleni nelle sue Memorie istoriche della Gran Cupola del Tempio Vaticano, illustrate da alcune tavole incise opera di Antonio Visentini.

Antonio Visentini, [La cupola con i sei cerchioni fissati fra il 1743 ed il 1748], in: Giovanni Poleni, Memorie istoriche della gran cupola del tempio vaticano, e de’ danni di essa, e de’ ristoramenti loro, divise in libri cinque. Alla santità di nostro signore papa Benedetto XIV,Padova 1748
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Le "Notizie istoriche delle quattro basiliche di Roma" di Giovanni Battista Vaccondio

In occasione del giubileo del 1700, il giurista romano padre Giovanni Battista Vaccondio scrive quella che lui stesso definisce "una dotta curiosità dell'erudizioni ecclesiastiche" che "possa riuscir grata...à coloro che concorrono à Roma per acquistare i tesori delle sante indulgenze". Il volumetto si apre con un breve trattato sull'anno santo (origine, storia e cerimonie) cui segue la descrizione delle quattro basiliche patriarcali.

Giovanni Battista Vaccondio, Notizie istoriche delle quattro basiliche di Roma... con un breve trattato dell'anno di remissione e sua origine..., Roma 1700
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