La Mostra    Origine, tempi, forme del rito

Il 22 febbraio del 1300, con la bolla Antiquorum habet , Bonifacio VIII decretava che chi nel corso dell'anno fosse venuto a Roma in pellegrinaggio sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, essendosi pentito e confessato, avrebbe ottenuto “il perdono non solo pieno e più ampio, anzi pienissimo, per tutti i peccati commessi”. Con questo istituiva di fatto l’anno santo cristiano, una celebrazione nuova, frutto esclusivo dell’esercizio della supremazia e delle prerogative del pontefice e con caratteristiche proprie rispetto alle numerose indulgenze parziali e plenarie istituite da alcuni suoi predecessori. La tradizione vuole che il Papa rispondesse così alle aspettative dei numerosi pellegrini giunti a Roma alla fine del 1299 spinti dalla voce che nell’anno centenario chi si fosse recato in San Pietro avrebbe ottenuto una remissione dei peccati. Egli ebbe l’intuizione di cogliere la portata delle attese e di incanalarle, istituzionalizzandole, in una celebrazione periodica, regolata e vincolata all’autorità papale. Nell’indulgenza plenaria del 1300, sono presenti alcuni elementi costitutivi della celebrazione giubilare che resteranno stabili attraverso i secoli. Singoli aspetti legati ai tempi, alle cadenze, agli itinerari, e alla cornice cerimoniale, compreso il rituale della porta santa, saranno consolidati solo due secoli dopo, alle soglie dell’età moderna.

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La Bolla di indizione dell'indulgenza plenaria del 1300, solennemente promulgata il 22 febbraio, giorno della festa della Cattedra di San Pietro, prescriveva che i pellegrini si recassero sulle tombe degli apostoli, presso le Basiliche di San Pietro e di San Paolo, per trenta giorni se romani e per quindici giorni se forestieri. La disposizione è rimasta invariata fino al XX secolo: il numero delle visite è stato progressivamente ridotto nel 1900, nel 1933, e nel 1950, fino a quando nel 1975 Paolo VI ha ritenuto sufficiente una visita a una sola delle basiliche. Le fonti trecentesche raccontano che il richiamo di Bonifacio VIII ebbe grande successo, e che schiere di pellegrini si riversarono in città. A chiusura dell'Sanno Santo il papa affrontò anche il problema di coloro che, pur avendone le intenzioni, non fossero riusciti a completare il rito prescritto (ad esempio per malattia o impedimenti materiali) e, con grazia non bollata del 25 dicembre 1300, stabilì che essi conseguissero comunque "indulgenza piena". Tra i testimoni di quel primo giubileo, non può non essere menzionato Dante Alighieri, il grande critico di Bonifacio VIII, la cui "Divina Commedia", ambientata nella Settimana Santa del 1300, richiama in diversi passi il primo giubileo. E’ noto il passo con cui, nel canto XVIII dell’Inferno, paragona il procedere in senso opposto delle due schiere di peccatori della prima bolgia ai pellegrini che transitano su ponte Sant’Angelo.

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Durante la lunga crisi del papato, tra il XIV e il XV secolo, culminata nel trasferimento della sede papale ad Avignone (1309- 1377) e nel “Grande scisma” (1378-1417), la celebrazione del giubileo si compì secondo una cadenza ben più ravvicinata di quella centenaria prevista da Bonifacio VIII. Tra il giubileo del 1300 e quello dell’anno 1500, ne furono celebrati ben sei, con intervalli irregolari: 1350, 1390, 1400, 1423, 1450, 1475. Storicamente questa è stata spiegata con il tentativo dei pontefici di guadagnare consenso e nuova autorità a un papato in crisi. Le motivazioni espresse nelle bolle di indizione evocano tuttavia il tema della brevità della vita umana, che avrebbe impedito ai più di ottenere un’indulgenza con cadenza centenaria: l'intervallo fu ridotto a 50 anni, poi a 33, finché Paolo II, nel 1470, lo portò a 25 anni. Da allora la cadenza non fu più modificata. L’itinerario delle basiliche da visitare per ottenere l'indulgenza era invece già stato definitivamente fissato nella seconda metà nel XIV, con l’inclusione nel 1350 della basilica di San Giovanni in Laterano,e nel 1373 della basilica di Santa Maria Maggiore. Solo ragioni contingenti indussero in futuro i pontefici a modificare l'itinerario basilicale, come quando la basilica di San Paolo fu sostituita da Santa Maria in Trastevere a causa delle inondazioni del Tevere o per l'incendio che la distrusse nel 1823.

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A papa Alessandro VI si deve, nel 1500, l'elaborazione di un dettagliato e solenne cerimoniale per l’apertura e la chiusura della porta santa. Il pontefice volle che fosse aperta una porta non solo in San Pietro, dove svolse personalmente i riti previsti, ma anche nelle basiliche patriarcali di San Paolo, San Giovanni e Santa Maria Maggiore, dove deputò alle cerimonie i cardinali legati. Il primo papa ad aprire personalmente le quattro porte è stato Giovanni Paolo II per il Grande Giubileo del 2000. Allora come oggi, fa parte del rituale di chiusura l’uso di murare nella porta una cassetta con dentro documenti, monete d'oro e d'argento, medaglie e sigilli dell’Anno santo, oltre all’elenco dei donatori dei mattoni usati per costruire il muro. Alcuni giorni prima dell’inizio del giubileo seguente la cassetta viene recuperata e il contenuto verificato per confermarne l'integrità. Il rituale di Alessandro VI è rimasto immutato fino al 1975, quando Paolo VI lo ha semplificato: la porta santa non viene più murata all’esterno, attraverso il rito della calce e della cazzuola, ma vengono semplicemente chiusi i battenti e il muro viene eretto sul lato interno in un momento successivo, collocandovi la tradizionale cassetta. Nel 2015, discostandosi dal cerimoniale tradizionale, Papa Francesco ha anticipato di alcuni giorni l'inizio programmato per l'Anno santo straordinario, aprendo la prima porta santa nella Repubblica Centrafricana, nella cattedrale di Bangui.

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Dal 1300 al 2000 sono stati celebrati 26 anni santi, o giubilei universali ordinari. Il prossimo si svolgerà nel 2025, secondo la cadenza venticinquennale stabilita da Paolo II nel 1470. La prassi di indire giubilei straordinari è invalsa nell'uso della Chiesa dalla fine del XVI secolo, e ne sono stati celebrati da allora più di settanta, proclamati in particolari ricorrenze o momenti di difficoltà della Chiesa, o per implorare il sostegno divino all'inizio di un pontificato. Questi giubilei straordinari non hanno seguito il cerimoniale che dal 1500 guida le celebrazioni dell’anno santo, hanno avuto durata variabile (in alcuni casi solo pochi giorni), e sono stati spesso indirizzati non a tutti i fedeli ma a una particolare regione o chiesa locale. Nel XX secolo, sono stati celebrati invece due giubilei straordinari, nel 1933 e nel 1983, rispettivamente per il 1900° e 1950° anniversario della Redenzione, in tutto simili ai giubilei ordinari per durata, portata e svolgimento cerimoniale, ivi compreso il rituale di apertura e chiusura della porta santa nelle quattro basiliche patriarcali. Il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco ha, come i giubilei straordinari del XX secolo, portata universale e le medesime caratteristiche dei giubilei ordinari, ed è annoverato nella sequenza storica degli anni santi iniziata da Bonifacio VIII.

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MEMORIE IN METALLO.
Iconografia giubilare in moneta e medaglia
Grande è il potere di suggestione esercitato dalle immagini impresse sulle due facce di monete e medaglie, capaci di restituirci il suono di voci perdute. Sulle emissioni dello Stato Pontificio i primi richiami ai Giubilei compaiono nel 1350 sui ducati del Senato Romano recanti, al rovescio, un piccolo Volto Santo. Solo a partire dal 1450 il riferimento alle cerimonie giubilari si farà regolare, inizialmente affidato all’iscrizione - anno ivbilei - e alle figure dei SS. Pietro e Paolo, in breve sostituite della Porta Santa. Saranno, da quel momento, Porte Sante chiuse o aperte, spalancate su un orizzonte di luce o con il vano occupato da una colomba radiante o dal telo della Veronica, porte sempre più spesso affollate di pellegrini stretti attorno al pontefice, in un succedersi ripetitivo di raffigurazioni piene di fascino che si snodano sullo sfondo della Città Santa. Sono, sulle medaglie della “Serie pontificia”, le antiche basiliche giubilari, è il Cristo che lava i piedi a S. Pietro, è il sole che nel luglio del 1800 saluta il ritorno di Pio VII dopo il tempo della rivoluzione. È un mondo sepolto che riemerge dalla nebbie del passato, schegge di vita vissuta che tornano a vivere in Palazzo Giustiniani grazie alle preziose monete del Medagliere Vaticano e alla straordinaria raccolta di medaglie e di conî che, nata agli inizi dell’Ottocento per volontà di Pio VII e passata nel 1870 allo Stato italiano, è oggi conservata nei nuovi locali del Museo della Zecca di Roma di proprietà dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato che ne garantisce la fruizione sia con esposizioni al pubblico sia su piattaforma digitale.

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