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La Mostra    Innocenzo X

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La cristianizzazione del Colosseo nel progetto di Carlo Fontana

I primi tentativi pontifici di riconversione e cristianizzazione del Colosseo risalgono a Sisto V. In occasione del giubileo del 1675, papa Clemente X vi fece apporre due iscrizioni, con le quali esortava i pellegrini ad entrare, non per ammirare la grandiosità dell'opera romana ma per "risvegliare nei fedeli la memoria della santità del luogo e della fortezza de' martiri" e per pregare per loro. Tra il 1675 e il 1679, Carlo Fontana progettò la costruzione di una chiesa, un vero e proprio santuario dei martiri, da erigersi all'interno dell'arena. Il progetto presentato al nuovo pontefice Innocenzo X, non si realizzò e gli studi di Fontana sul Colosseo furono stampati postumi a L'Aia soltanto nel 1725.

Carlo Fontana (dis.), Domenico Franceschino (inc.), Pianta dell'Anfiteatro come di presente si trova, con ledifitio [sic] templare che si propone da ergersi, in: Carlo Fontana, L'anfiteatro Flavio descritto e delineato..., Den Haag 1725

Piazza Navona prima del 1650

Nel corso del Medioevo, le strutture murarie delle gradinate dello stadio di Domiziano furono utilizzate come base per abitazioni, botteghe, ma anche per chiese e istituzioni religiose. Nel XIII secolo la Nazione spagnola a Roma la scelse per la propria sede, e vi costruì una chiesa e l’ospedale. Nel XV secolo, con il trasferimento del grande mercato cittadino, la piazza assunse sempre maggiore importanza, per la sua collocazione nel cuore turistico e commerciale della città. Per tale ragione si procedette, nel Cinquecento ad una prima sistemazione della piazza, con la costruzione di due fontane laterali e un semplice abbeveratoio per i cavalli al centro. Piazza Navona divenne luogo privilegiato per incontrarsi, passeggiare, godere di spettacoli improvvisati di giocolieri e saltimbanchi, ma anche assistere a feste organizzate, sacre e profane. Nel XVII secolo, con l’elezione al soglio pontificio di Innocenzo X, membro della famiglia Pamphilj, il cui palazzo affacciava sulla piazza, si giunse alla definitiva sistemazione dell’area.

Platea Agonalis, in: Pompilio Totti, Ritratto di Roma moderna..., Roma 1638

Dell'obelisco e fontana nuova di Piazza Navona

La Fontana dei Fiumi di Piazza Navona fu commissionata a Gian Lorenzo Bernini da papa Pamphilj, Innocenzo X, in vista del Giubileo del 1650. La fontana, che fa da straordinario supporto alla copia romana di un obelisco egizio rinvenuto nel 1647 presso il Circo di Massenzio, rappresenta, nei quattro giganti in marmo bianco che siedono appoggiati sullo scoglio centrale, quattro grandi fiumi: il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio della Plata. La guida di Roma moderna di Pompilio Totti, pubblicata per la prima volta nel 1638, colse immediatamente l’importanza del nuovo ornato di Piazza Navona ed inserì già nell'edizione del 1652 una rappresentazione della Fontana dei Fiumi e il racconto della sua realizzazione.

Pompilio Totti, Ritratto di Roma moderna... in questa nuova editione accresciuto, e migliorato in molti luoghi, Roma 1652

La Basilica lateranense prima degli interventi di Borromini voluti da Innocenzo X per il giubileo 1650

Agostino Valentini, Filippo Gerardi, La patriarcale Basilica lateranense, vol. I, Roma 1833

Bernini, Athanasius Kircher, la Fontana dei Fiumi e l'obelisco Pamphilj

Nella progettazione della Fontana dei fiumi, Bernini volle conoscere e tener presente il significato dei geroglifici dell'obelisco, per decifrare i quali si avvalse della collaborazione dell'erudito gesuita Athanasius Kircher. Secondo alcuni interpreti, sarebbe da leggere come simbolo della collaborazione tra i due la raffigurazione, nella fontana, di un armadillo, collocato tra la flora e la fauna del Rio de la Plata. Un esemplare essiccato di questo animale, giunto dalle Americhe grazie ai rapporti di Kircher con i gesuiti d'Oltreoceano, era conservato presso il Museo Kircheriano al Collegio romano, ed è probabilmente attraverso di lui che Bernini potè conoscerne l'aspetto. Nell'anno del giubileo 1650, Kircher pubblicò in un volume il risultato dei suoi studi sull'obelisco di Piazza Navona.

Athanasius Kircher, Athanasii Kircheri e Soc. Iesu Obeliscus Pamphilius, hoc est interpretatio nova..., Roma 1650

Piazza Navona

Place Navonne, bâtie sur les ruines du Cirque Agonalis de l'empereur Alexandre Severe, avec la vue de ses magnifiques edifices et fontaines, embellie de la sainte memoire du pape Innocent X, in: François Jacques Deseine, Rome moderne, première ville de l'Europe, avec toutes ses magnificences et ses délices..., vol. II, Leiden 1713

Piazza Navona nel 1773

Giovanni Battista Piranesi, Veduta di Piazza Navona sopra le rovine del Circo Agonale, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. II, Paris 1836

La Basilica lateranense prima degli interventi di Borromini voluti da Innocenzo X per il giubileo 1650

Agostino Valentini, Filippo Gerardi, La patriarcale Basilica lateranense, vol. I, Roma 1833

La Basilica lateranense prima degli interventi di Borromini voluti da Innocenzo X per il giubileo 1650

Agostino Valentini, Filippo Gerardi, La patriarcale Basilica lateranense, vol. I, Roma 1833

La Basilica lateranense prima degli interventi di Borromini voluti da Innocenzo X per il giubileo 1650

Giacomo Fontana, Basilica lateranense prima della riedificazione fattana da Innocenzo X, in: Agostino Valentini, Filippo Gerardi, La patriarcale Basilica lateranense, vol. I, Roma 1833

La storia della basilica e del palazzo lateranense scritta da Cesare Rasponi nel XVII secolo

Dopo i lavori sistini sul lato del Palazzo lateranense, fu la volta, nei due secoli successivi, dei lavori di ristrutturazione della Basilica, sia all'interno che per il ripristino della facciata. Clemente VIII, a inizio Seicento, fece ridecorare il transetto e costruire dal perugino Luca Blasi un grande organo, considerato un capolavoro dell'arte organaria, che fu collocato nella Basilica per il giubileo del 1600. In vista dell'anno santo 1650, Innocenzo X incaricò Francesco Borromini della decorazione dell'interno della basilica. Fu una sfida di grandi proporzioni, dal momento che Borromini ricevette l'incarico nel 1644, a soli sei anni dall'apertura del giubileo. Borromini ricevette peraltro stringenti indicazioni dal pontefice sulla necessità di rispettare l'impianto paleocristiano della basilica, che l'architetto poté conservare solo in parte, dato il pessimo stato di conservazione dell'edificio. I lavori terminarono per tempo e l'inaugurazione poté avere luogo nel corso dell'anno santo.

Cesare Rasponi, De Basilica et patriarchio lateranensi libri quattuor..., Roma 1656

Gli interventi di Innocenzo X e Borromini (1650) e Clemente XII e Alessandro Galilei per la Basilica di San Giovanni in Laterano (1735)

In vista dell'anno santo 1650, Innocenzo X incaricò Francesco Borromini della decorazione dell'interno della basilica. Fu una sfida di grandi proporzioni, dal momento che Borromini ricevette l'incarico nel 1644, a soli sei anni dall'apertura del giubileo. Borromini ricevette peraltro stringenti indicazioni dal pontefice sulla necessità di rispettare l'impianto paleocristiano della basilica, che l'architetto poté conservare solo in parte, dato il pessimo stato di conservazione dell'edificio. I lavori terminarono per tempo e l'inaugurazione poté avere luogo nel corso dell'anno santo. A due anni dall'elezione al soglio pontificio, papa Clemente XII (1730-1740) bandì un concorso per il rifacimento della facciata, a cui parteciparono numerosi architetti. Il progetto che vinse la gara fu quello del fiorentino Alessandro Galilei, architetto al servizio del Granduca di Toscana, che, in soli tre anni (1732-1735) portò a termine i lavori e dette alla facciata l'aspetto solenne che ancora oggi la caratterizza, con un grande portico con cinque aperture in corrispondenza delle navate della chiesa e un ampio loggiato ad arcate sovrastante. Sulla sommità sono collocate quindici statue che rappresentano il Cristo benedicente, i Santi Giovanni Battista ed Evangelista, e i dottori della Chiesa.

Giovanni Battista Gaddi, Roma nobilitata nelle sue fabbriche dalla santità di nostro signore Clemente XII..., Roma 1736

Il nuovo aspetto della Basilica di San Giovanni dopo gli interventi di Borromini e Galilei

Giovanni Battista Cipriani, Basilica di S. Giovanni in Laterano, in: Id., Vedute principali e più interessanti di Roma, Roma 1799

Il nuovo aspetto della Basilica di San Giovanni dopo gli interventi di Borromini e Galilei

Giovanni Battista Piranesi, Veduta della Facciata della Basilica di S. Giovanni Laterano, architettura di Alessandro Gallilei [1775], in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. I, Paris 1836

Il nuovo aspetto dell'interno della Basilica di San Giovanni dopo gli interventi di Borromini e Galilei

Giovanni Battista Piranesi, Veduta interna della Basilica di S. Giovanni Laterano[1768], in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. I, Paris 1836

Il nuovo aspetto della Basilica di San Giovanni dopo gli interventi di Borromini e Galilei

Gaetano Cottafavi, Basilica Lateranense, in: Jeremiah Donovan, Rome ancient and modern and its environs, vol. I, Roma 1842

Il "Ritratto di Roma moderna" di Pompilio Totti

La guida romana di Pompilio Totti presenta rispetto ai precedenti due evidenti novità: si articola in due diversi volumi, redatti e editi in momenti separati, ma che si completano l'un l'altro: il "Ritratto di Roma antica" (1627) e quello di Roma moderna (1638); e, per la realizzazione dell'apparato illustrativo, si utilizza per la prima volta in maniera sistematica il più raffinato strumento calcografico. Il volume dedicato alla Roma moderna abbandona lo schema classico della guida, a favore di un itinerario organizzato per giornate e rioni, nel quale la descrizione delle chiese, pur avendo come ovvio riferimento l'opera di Panciroli, fonde gli aspetti architettonici e artistici con quelli relativi alla origine, alla storia e alla amministrazione delle chiese, nonché alle Compagnie e Confraternite alle quali esse appartenevano. I due volumi del Ritratto continuarono ad essere pubblicati, anonimi, per sessant'anni a cura degli editori de’ Rossi ed ebbero anche traduzioni in tedesco e olandese. L’esemplare esposto appartiene all'edizione del 1652, aggiornata con le notizie e le immagini delle opere promosse da Innocenzo X: la Fontana dei Fiumi a piazza Navona, il Laterano rinnovato per il giubileo del 1650, gli affreschi di Pietro da Cortona per la Chiesa Nuova, appena compiuti. La lastra utilizzata per incidere il frontespizio calcografico della prima edizione viene riutilizzata nel 1652 in funzione di antiporta, eliminando i dati tipografici originali presente nel margine inferiore della lastra.

Pompilio Totti, Ritratto di Roma moderna... in questa nuova editione accresciuto, e migliorato in molti luoghi, Roma 1652

"Roma ricercata nel suo sito" di Fioravante Martinelli, pubblicata in occasione del giubileo del 1650

La "Roma ricercata nel suo sito" di Fioravante Martinelli rappresenta un vero e proprio best seller nel panorama editoriale del Sei-Settecento. Si tratta di una guida di divulgazione, breve, agile anche nel formato (minuscolo), scritta per un pubblico di "forestieri" colti, con poco tempo da dedicare alla visita della città, da un autore dotto e ben informato (poligrafo, protetto del cardinale bibliotecario della Vaticana, amico di Borromini), che "offre in poche pagine una comoda visione d’insieme delle cose più interessanti della Città eterna". Martinelli propone dieci itinerari che partono e si concludono giornalmente da via dell'Orso e via Tor di Nona, dove sorgevano il maggior numero di alberghi e locande della città. Edita per la prima volta nel 1644, in occasione del giubileo del 1650 se ne stampò a Roma una nuova edizione arricchita da un breve racconto dell'anno santo e due incisioni. La prima riproduce il verso della medaglia fatta coniare l'anno precedente da Innocenzo X, che riproduceva l'obelisco di Piazza Navona. La seconda, già nella "princeps", rappresenta una curiosità e raffigura un’antica sedia in porfido, forata al centro, tuttora esistente nel chiostro di S. Giovanni in Laterano, un tempo falsamente collegata alla leggenda della papessa Giovanna, che Martinelli confuta in alcune pagine di dotte citazioni.

Fioravante Martinelli, Roma ricercata nel suo sito, et nella scuola di tutti gli antiquarii, e descritta con breve, e facil modo per visitare li luoghi antichi e moderni della città... Seconda impressione revista, corretta, & aggiunta dall’autore in molti luoghi, accresciuta dal modo di acquistare il giubileo dell’anno santo M. DC. L, Roma 1650

Piazza San Pietro col terzo braccio del colonnato progettato da Gian Lorenzo Bernini

Dopo la morte di Innocenzo X, che gli aveva a lungo preferito Francesco Borromini, e l’elezione al soglio pontificio di Alessandro VII, a Bernini fu affidata nel 1656 la sistemazione di piazza San Pietro. Non si trattava di un’impresa facile poiché bisognava rendere l’accesso alla basilica spettacolare, solenne ed elegante, riducendo al minimo gli interventi sugli edifici preesistenti, garantendo la giusta visibilità alla cupola di Michelangelo, ai Palazzi apostolici e alla Loggia delle benedizioni, e mitigando l’eccessiva larghezza della facciata di Maderno. Nello stesso tempo era necessario trovare una soluzione funzionale ad accogliere grandi quantità di fedeli, cui andavano garantite la sicurezza prima, durante e dopo le funzioni. Bernini fece un capolavoro, realizzando una piazza unica al mondo, divenuta il simbolo del barocco italiano. Dalla facciata della chiesa, due bracci porticati rettilinei si spingono in avanti in maniera divergente per poi aprirsi in due emicicli che, con una selva di colonne, abbracciano tutta la vasta piazza in cui si raccolgono i fedeli, come le braccia della Chiesa accolgono l’intera umanità. Un “terzo braccio”, rappresentato nella incisione di Giovanni Battista Falda e mai realizzato per la morte di Alessandro VII, avrebbe dovuto continuare la curva dei due emicicli sul lato della “spina di borgo”, saldando la nuova piazza con il paesaggio urbano preesistente.

Giovanni Battista Falda, Piazza e portici della Basilica Vaticana fatti da n.s. papa Alesandro settimo, in: Id., Il nuovo teatro delle fabriche et edificii in prospettiva di Roma moderna..., vol. I, Roma 1665

Il lago di piazza Navona

Piazza Navona fu dal XV secolo una delle aree più vitali del centro urbano. Vi fu trasferito il mercato cittadino e divenne luogo di scambio e di intrattenimento, per la presenza di molte botteghe di negozianti e artigiani. Nel Seicento, grazie alle magnifiche creazioni di Borromini e Bernini, e alla committenza di papa Innocenzo X Pamphilj, si trasformò in una delle più belle piazze barocche di Roma. Divenne luogo privilegiato per la predicazione, come per la festa, per le pratiche devote come per le occasioni di svago. La veduta di Cottafavi mostra la Piazza durante una "festa dell'acqua": a partire da metà Seicento, nei fine settimana d'agosto, la piazza veniva trasformata in un "lago", grazie alla chiusura delle condotte che raccoglievano l'acqua di esubero delle fontane. La finalità era lo svago, oltre che il procurare sollievo dall'aria torrida dell'agosto romano. Come testimonia la veduta, il "lago" era attraversato da persone a piedi, gondole, carrozze, che a volte davano luogo a veri e propri giochi e gare sfarzose.

Gaetano Cottafavi (inc.), [Veduta di Piazza Navona],in: Antonio Nibby, Roma nell’anno MDCCCXXXVIII..., vol. IV (Parte seconda moderna), Roma 1841

Il lago di piazza Navona

Piazza Navona fu dal XV secolo una delle aree più vitali del centro urbano. Vi fu trasferito il mercato cittadino e divenne luogo di scambio e di intrattenimento, per la presenza di molte botteghe di negozianti e artigiani. Nel Seicento, grazie alle magnifiche creazioni di Borromini e Bernini, e alla committenza di papa Innocenzo X Pamphilj, si trasformò in una delle più belle piazze barocche di Roma. Divenne luogo privilegiato per la predicazione, come per la festa, per le pratiche devote come per le occasioni di svago. La veduta di Cipriani mostra la Piazza durante una "festa dell'acqua": a partire da metà Seicento, nei fine settimana d'agosto, la piazza veniva trasformata in un "lago", grazie alla chiusura delle condotte che raccoglievano l'acqua di esubero delle fontane. La finalità era lo svago, oltre che il procurare sollievo dall'aria torrida dell'agosto romano. Come testimonia la veduta, il "lago" era attraversato da persone a piedi, gondole, carrozze, che a volte davano luogo a veri e propri giochi e gare sfarzose.

Giovanni Battista Cipriani, Obelisco egizio in piazza Navona, in: Id., Degli edificj antichi e moderni di Roma: vedute in contorno disegnate e incise da Gio. Batt. Cipriani, vol. II, Roma 1817

Il lago di piazza Navona

Piazza Navona fu dal XV secolo una delle aree più vitali del centro urbano. Vi fu trasferito il mercato cittadino e divenne luogo di scambio e di intrattenimento, per la presenza di molte botteghe di negozianti e artigiani. Nel Seicento, grazie alle magnifiche creazioni di Borromini e Bernini, e alla committenza di papa Innocenzo X Pamphilj, si trasformò in una delle più belle piazze barocche di Roma. Divenne luogo privilegiato per la predicazione, come per la festa, per le pratiche devote come per le occasioni di svago. La veduta di Cipriani mostra la Piazza durante una "festa dell'acqua": a partire da metà Seicento, nei fine settimana d'agosto, la piazza veniva trasformata in un "lago", grazie alla chiusura delle condotte che raccoglievano l'acqua di esubero delle fontane. La finalità era lo svago, oltre che il procurare sollievo dall'aria torrida dell'agosto romano. Come testimonia la veduta, il "lago" era attraversato da persone a piedi, gondole, carrozze, che a volte davano luogo a veri e propri giochi e gare sfarzose.

Giovanni Battista Cipriani, Piazza Navona, in: Id., Vedute principali e più interessanti di Roma, Roma 1799

Statuti dell'Ospedale della nazione spagnola

Tra tardo medioevo e prima età moderna la presenza di comunità straniere a Roma assunse una dimensione più stabile e strutturata, traducendosi anche in "zone di influenza" nel tessuto cittadino, spesso intorno alle sedi di ambasciate, in particolare per i paesi con maggiore peso politico, come la Spagna e la Francia. Fin dal tardo medioevo le diverse comunità straniere avevano fondato ospizi e confraternite nazionali, che negli anni giubilari furono molto attive nell'ospitare i propri connazionali in pellegrinaggio ai luoghi santi. Tra le più importanti fondazioni d'oltralpe l’Ospedale di San Giacomo e San Ildefonso che accoglieva i pellegrini spagnoli a Roma.

Estatutos de la yglesia y hospital de Santiago y S. Ildefonso de la naçion española de Roma, Roma 1650
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