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La Mostra    Alighieri, Dante

Versione accessibile

Dante, Inferno (canto XVIII)

Dante paragona il procedere in senso opposto delle due schiere di peccatori della prima bolgia ai pellegrini che transitano a Roma su ponte Sant’Angelo. Questo passo, che dà notizia di uno scorrimento a doppio senso sul ponte, probabilmente deciso per regolare un grande afflusso di pellegrini, è stato intepretato come un ricordo personale del poeta che ha avvalorato l'ipotesi che fosse presente a Roma durante il giubileo del 1300.

Dante Alighieri, La Divina Commedia di Dante Alighieri col comento di Giovanni Maria Cornoldi, Torino 1887

Dante, Paradiso (canto XXXI)

Il velo della Veronica fu tra le reliquie oggetto di maggior venerazione nel Medioevo. In questo passo Dante evoca l'immagine del pellegrino venuto da lontano per contemplare le sembianze del volto di Cristo sulla Veronica, per rendere l'idea della propria contemplazione di fronte al volto di San Bernardo.

Dante Alighieri, La Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca, Firenze 1599

Dante, Vita nuova

Romei erano detti nel medioevo i pellegrini cristiani che si recavano a Roma a visitare i sepolcri degli apostoli. Nella Vita Nuova (XL) Dante testimonia questo uso e illustra tre modi di chiamare i pellegrini: "palmieri" coloro che vanno in Terrasanta ("oltremare"); "peregrini" coloro che vanno a Santiago de Compostela ("la casa di Galizia"); "romei" gli altri "in quanto vanno a Roma"

Dante Alighieri, La Vita Nuova di Dante Alighieri con introduzione, commento e glossario di Tommaso Casini, Firenze 1905

Il lascito dantesco del Senatore D'Ancona

Nel 1914 il Senatore Alessandro D’Ancona, professore di Letteratura italiana alla Normale di Pisa e grande dantista, stabilì di lasciare al Senato, insieme a parte dei libri della propria biblioteca personale, le cosiddette "ceneri di Dante". Si tratta di polvere e frammenti di foglie di lauro tratte dal sarcofago del sommo poeta, aperto nel 1865 in occasione del sesto centenario della nascita, e conservate in un medaglione d'oro, opera dell'orafo fiorentino Settepassi. Le "ceneri di Dante" costituiscono una reliquia dall’evidente valore simbolico per la Nazione, motivo per cui D’Ancona, tre anni dopo il deposito effettuato nel 1911, stabilì che fossero conservate "in perpetuo possesso" dal Senato.

Alessandro D'Ancona, Lettera autografa, Roma, 1st March 1911

Il lascito dantesco del Senatore D'Ancona

Nel 1914 il Senatore Alessandro D’Ancona, professore di Letteratura italiana alla Normale di Pisa e grande dantista, stabilì di lasciare al Senato, insieme a parte dei libri della propria biblioteca personale, le cosiddette "ceneri di Dante". Si tratta di polvere e frammenti di foglie di lauro tratte dal sarcofago del sommo poeta, aperto nel 1865 in occasione del sesto centenario della nascita, e conservate in un medaglione d'oro, opera dell'orafo fiorentino Settepassi. Le "ceneri di Dante" costituiscono una reliquia dall’evidente valore simbolico per la Nazione, motivo per cui D’Ancona, tre anni dopo il deposito effettuato nel 1911, stabilì che fossero conservate "in perpetuo possesso" dal Senato.

Alessandro D'Ancona, Lettera autografa, Roma, 1st March 1911

Il lascito dantesco del Senatore D'Ancona

Nel 1914 il Senatore Alessandro D’Ancona, professore di Letteratura italiana alla Normale di Pisa e grande dantista, stabilì di lasciare al Senato, insieme a parte dei libri della propria biblioteca personale, le cosiddette "ceneri di Dante". Si tratta di polvere e frammenti di foglie di lauro tratte dal sarcofago del sommo poeta, aperto nel 1865 in occasione del sesto centenario della nascita, e conservate in un medaglione d'oro, opera dell'orafo fiorentino Settepassi. Le "ceneri di Dante" costituiscono una reliquia dall’evidente valore simbolico per la Nazione, motivo per cui D’Ancona, tre anni dopo il deposito effettuato nel 1911, stabilì che fossero conservate "in perpetuo possesso" dal Senato.

Alessandro D'Ancona, Biglietto autografo con il quale stabilisce il lascito al Senato del medaglione contentente le ceneri di Dante, Firenze, 14 March 1914

Il lascito dantesco del Senatore D'Ancona

Nel 1914 il Senatore Alessandro D’Ancona, professore di Letteratura italiana alla Normale di Pisa e grande dantista, stabilì di lasciare al Senato, insieme a parte dei libri della propria biblioteca personale, le cosiddette "ceneri di Dante". Si tratta di polvere e frammenti di foglie di lauro tratte dal sarcofago del sommo poeta, aperto nel 1865 in occasione del sesto centenario della nascita, e conservate in un medaglione d'oro, opera dell'orafo fiorentino Settepassi. Le "ceneri di Dante" costituiscono una reliquia dall’evidente valore simbolico per la Nazione, motivo per cui D’Ancona, tre anni dopo il deposito effettuato nel 1911, stabilì che fossero conservate "in perpetuo possesso" dal Senato.

Alessandro D'Ancona, Biglietto autografo con il quale stabilisce il lascito al Senato del medaglione contentente le ceneri di Dante, Firenze 14 marzo 1914
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