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La Mostra    Origine, tempi, forme del rito    Il Giubileo del 1300, o del "centesimo anno"

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La bolla di indizione del giubileo del 1300

Originale della bolla "Antiquorum habet" di Bonifacio VIII conservato nell’Archivio del Capitolo di San Pietro, presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.

Bonifacio VIII, Antiquorum habet fida relatio (22 febbraio 1300), ms. originale, Biblioteca Apostolica Vaticana, Arch. Cap. S.Pietro, caps. I, fasc.1 (8) (©2016 Biblioteca Apostolica Vaticana)
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La bolla di indizione del giubileo del 1300, pubblicata nel Corpus iuris canonici

Il testo della Bolla, tra le fonti del diritto canonico in materia di penitenze e indulgenze, confluì all'interno del corpo normativo della Chiesa cattolica e fu inserito nella raccolta delle Extravagantes communes del Corpus iuris canonici (L. V, tit. 9, De poenitentiis et remissionibus). La Bolla fu pubblicata con la glossa del giurista francese cardinale Jean Lemoine, che nel suo commento ne chiarisce alcune difficoltà interpretative e permette di comprendere appieno il pensiero di Bonifacio VIII sulla materia.

Bonifacio VIII, Antiquorum habet fida relatio (22 febbraio 1300), in: Corpus iuris canonici. Extravagantes communes,V.IX.1, Lyon 1559
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Ritratto e stemma di Bonifacio VIII

Il ritratto e lo stemma di Bonifacio VIII sono tratti dall'edizione più importante delle Vite dei sommi pontefici del padre domenicano spagnolo Alfonso Chacón, pubblicata a Roma nel 1677 in quattro volumi in folio, illustrati e arricchiti da numerose tavole incise in rame. Chacón, storico, filologo ed erudito, chiamato a Roma da Pio V nell'ottobre del 1566 come penitenziere minore della basilica di S. Pietro, non riuscì a completare la sua opera, poi conclusa da Francisco Morales Cabrera con le vite dei pontefici da Alessandro VI a Clemente VIII e pubblicata nel 1601. Le Vite ebbero un notevole successo e furono poi ristampate con l'aggiunta delle biografie dei papi successivi da Andrea Vittorelli, Ferdinando Ughelli, Girolamo Aleandro, Luca Wadding, Cesare Becilli e condotte sino a Clemente IX da Oldoini che pubblicò l'edizione del 1677. Nel 1751, infine, videro la luce altri due volumi, opera di Mario Guarnacci, che portavano l'opera sino a Clemente XII.

Alfonso Chacón, Vitae, et res gestae pontificum Romanorum et s.r.e. cardinalium ab initio nascentis Ecclesiae vsque ad Clementem IX P.O.M. ..., vol. II, Roma 1677
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Bonifacio VIII nell'affresco del Laterano

Il frammento, che si trova all'interno della Basilica, faceva parte di un ciclo affrescato molto più ampio, in origine collocato nell'antica Loggia delle Benedizioni. L'interpretazione dell'affresco è stata materia di controversia. Recenti analisi diagnostiche successive al restauro sembrano legittimare l'antica ipotesi che Bonifacio VIII vi fosse rappresentato nell'atto di indire il giubileo del 1300. L'attribuzione a Giotto non è confermata.

Enciclopedia dell'arte medievale, a cura dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana, vol. VI (Erfurt-Giustiniano), Roma 1995
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Riproduzione incisa del frammento di affresco del Laterano col ritratto di Bonifacio VIII

L'incisione riproduce il frammento dell'affresco di Bonifacio VIII al Laterano. Chacón riporta l'attribuzione dell'affresco a Giotto

Effigies Bonifacij Papae VIII à Giotto expressa in antiqua Lateranensis Basilicae porticu, atque inde secto pariete in eiusdem Templi claustrum translata, in: Alfonso Chacón, Vitae, et res gestae pontificum Romanorum et s.r.e. cardinalium ab initio nascentis Ecclesiae usque ad Clementem IX..., vol. II, Roma 1677
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La bolla del primo giubileo scolpita nel marmo

Il testo della bolla Antiquorum Habet è stato inciso su marmo, probabilmente ad opera dei canonici di San Pietro, al tempo di Bonifacio VIII. La lastra è collocata sulla facciata della Basilica di San Pietro, in alto, a sinistra della porta santa

L'apparato decorativo nell'atrio della Basilica, in: Hugo Brandenburg, Antonella Ballardini, Christof Thoenes, San Pietro: storia di un monumento, Città del Vaticano, 2015
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La bolla del primo giubileo scolpita nel marmo

Carlo Fea, nella sua descrizione della facciata della Basilica di San Pietro, accenna all'iscrizione in marmo contenente il testo della bolla di istituzione del giubileo del 1300

Carlo Fea, Nuova descrizione di Roma antica e moderna e de' suoi contorni, sue rarità specialmente dopo le nuove scoperte cogli scavi. Arricchita delle vedute più interessanti, compilata per uso de' colti viaggiatori..., vol. I, Roma 1820
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La bolla del primo giubileo scolpita nel marmo

Il testo della bolla Antiquorum Habet è stato inciso su marmo, probabilmente ad opera dei canonici di San Pietro, al tempo di Bonifacio VIII. La lastra è collocata sulla facciata della Basilica di San Pietro, in alto, a sinistra della porta santa

Giuseppe Beltrami, La Bolla del primo Giubileo scolpito [sic] nel marmo, "Roma. Rivista di studi e di vita romana", a. III (1925), p. 181
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La voce "anno giubilare" nel dizionario giuridico di Alberico da Rosate

Il dizionario di diritto civile e canonico di Alberico da Rosate, giurista bergamasco nato sul finire del XIII secolo e morto nel 1360, rappresenta il primo grande tentativo lessicografico in campo giuridico, sebbene il rigore scientifico dell'opera sia spesso allentato da divagazioni di tipo autobiografico. E' il caso, tra le altre, della voce dedicata al "Iubileus annus", l'anno giubilare, in cui Alberico, dopo averne citato i riferimenti biblici, e riportato le bolle di indizione del 1300 e del 1350, ricorda come lui stesso, insieme alla moglie e ai tre figli, avesse partecipato alla grande indulgenza di Clemente VI

Iubileus annus, in: Alberico da Rosate, Dictionarium iuris tam civilis, quam canonici..., Venezia 1581
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San Pietro in Vaticano è una delle due basiliche da visitare nel Giubileo del 1300

Per ottenere l'indulgenza, ai pellegrini era richiesto di recarsi sulle tombe degli apostoli, presso le Basiliche di San Pietro e di San Paolo, per trenta giorni se romani e per quindici giorni se forestieri

Girolamo Franzini, Templum divi Petri, in: Le cose maravigliose dell’alma città di Roma..., Roma 1595
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San Paolo fuori le mura è una delle due basiliche da visitare nel Giubileo del 1300

Per ottenere l'indulgenza, ai pellegrini era richiesto di recarsi sulle tombe degli apostoli, presso le Basiliche di San Pietro e di San Paolo, per trenta giorni se romani e per quindici giorni se forestieri

Girolamo Franzini, Templum divi Pauli, in: Le cose maravigliose dell’alma città di Roma..., Roma 1595
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Le storia del giubileo del 1300 nell'opera del cardinale Stefaneschi

Il De centesimo seu iubileo anno del cardinale Iacopo Stefaneschi, testimone coevo, coinvolto da vicino negli eventi, è una delle fonti principali per il giubileo del 1300, di cui offre una lettura "ufficiale"

Iacopo Stefaneschi, De centesimo seu iubileo anno. La storia del primo giubileo (1300), edited by Claudio Leonardi, Paul Gerhard Schmidt, translation and notes by Antonio Placanica, Firenze 2001
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Dante, Inferno (canto XVIII)

Dante paragona il procedere in senso opposto delle due schiere di peccatori della prima bolgia ai pellegrini che transitano a Roma su ponte Sant’Angelo. Questo passo, che dà notizia di uno scorrimento a doppio senso sul ponte, probabilmente deciso per regolare un grande afflusso di pellegrini, è stato intepretato come un ricordo personale del poeta che ha avvalorato l'ipotesi che fosse presente a Roma durante il giubileo del 1300.

Dante Alighieri, La Divina Commedia di Dante Alighieri col comento di Giovanni Maria Cornoldi, Torino 1887
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Ponte Sant'Angelo a Roma

Il ponte, risalente al II secolo, anticamente chiamato ponte Elio, collega San Pietro e il Borgo Vaticano a Roma. L'incisione di Alessandro Specchi mostra il ponte nel suo aspetto seicentesco.

Alessandro Specchi, Pons Aelius a Clemente IX statuis exornatus, in: Filippo Buonanni, Numismata pontificum romanorum quae a tempore Martini V usque ad annum M.DC.XCIC vel authoritate publica, vel privato genio in lucem prodiere..., vol. II (Continens numismata à Clemente VIII usque ad Innocentium XII), Roma 1699
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Dante, Paradiso (canto XXXI)

Il velo della Veronica fu tra le reliquie oggetto di maggior venerazione nel Medioevo. In questo passo Dante evoca l'immagine del pellegrino venuto da lontano per contemplare le sembianze del volto di Cristo sulla Veronica, per rendere l'idea della propria contemplazione di fronte al volto di San Bernardo.

Dante Alighieri, La Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca, Firenze 1599
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Dante, Vita nuova

Romei erano detti nel medioevo i pellegrini cristiani che si recavano a Roma a visitare i sepolcri degli apostoli. Nella Vita Nuova (XL) Dante testimonia questo uso e illustra tre modi di chiamare i pellegrini: "palmieri" coloro che vanno in Terrasanta ("oltremare"); "peregrini" coloro che vanno a Santiago de Compostela ("la casa di Galizia"); "romei" gli altri "in quanto vanno a Roma"

Dante Alighieri, La Vita Nuova di Dante Alighieri con introduzione, commento e glossario di Tommaso Casini, Firenze 1905
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Il lascito dantesco del Senatore D'Ancona

Nel 1914 il Senatore Alessandro D’Ancona, professore di Letteratura italiana alla Normale di Pisa e grande dantista, stabilì di lasciare al Senato, insieme a parte dei libri della propria biblioteca personale, le cosiddette "ceneri di Dante". Si tratta di polvere e frammenti di foglie di lauro tratte dal sarcofago del sommo poeta, aperto nel 1865 in occasione del sesto centenario della nascita, e conservate in un medaglione d'oro, opera dell'orafo fiorentino Settepassi. Le "ceneri di Dante" costituiscono una reliquia dall’evidente valore simbolico per la Nazione, motivo per cui D’Ancona, tre anni dopo il deposito effettuato nel 1911, stabilì che fossero conservate "in perpetuo possesso" dal Senato.

Alessandro D'Ancona, Lettera autografa, Roma, 1st March 1911
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Il lascito dantesco del Senatore D'Ancona

Nel 1914 il Senatore Alessandro D’Ancona, professore di Letteratura italiana alla Normale di Pisa e grande dantista, stabilì di lasciare al Senato, insieme a parte dei libri della propria biblioteca personale, le cosiddette "ceneri di Dante". Si tratta di polvere e frammenti di foglie di lauro tratte dal sarcofago del sommo poeta, aperto nel 1865 in occasione del sesto centenario della nascita, e conservate in un medaglione d'oro, opera dell'orafo fiorentino Settepassi. Le "ceneri di Dante" costituiscono una reliquia dall’evidente valore simbolico per la Nazione, motivo per cui D’Ancona, tre anni dopo il deposito effettuato nel 1911, stabilì che fossero conservate "in perpetuo possesso" dal Senato.

Alessandro D'Ancona, Lettera autografa, Roma, 1st March 1911
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Il lascito dantesco del Senatore D'Ancona

Nel 1914 il Senatore Alessandro D’Ancona, professore di Letteratura italiana alla Normale di Pisa e grande dantista, stabilì di lasciare al Senato, insieme a parte dei libri della propria biblioteca personale, le cosiddette "ceneri di Dante". Si tratta di polvere e frammenti di foglie di lauro tratte dal sarcofago del sommo poeta, aperto nel 1865 in occasione del sesto centenario della nascita, e conservate in un medaglione d'oro, opera dell'orafo fiorentino Settepassi. Le "ceneri di Dante" costituiscono una reliquia dall’evidente valore simbolico per la Nazione, motivo per cui D’Ancona, tre anni dopo il deposito effettuato nel 1911, stabilì che fossero conservate "in perpetuo possesso" dal Senato.

Alessandro D'Ancona, Biglietto autografo con il quale stabilisce il lascito al Senato del medaglione contentente le ceneri di Dante, Firenze, 14 March 1914
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Il lascito dantesco del Senatore D'Ancona

Nel 1914 il Senatore Alessandro D’Ancona, professore di Letteratura italiana alla Normale di Pisa e grande dantista, stabilì di lasciare al Senato, insieme a parte dei libri della propria biblioteca personale, le cosiddette "ceneri di Dante". Si tratta di polvere e frammenti di foglie di lauro tratte dal sarcofago del sommo poeta, aperto nel 1865 in occasione del sesto centenario della nascita, e conservate in un medaglione d'oro, opera dell'orafo fiorentino Settepassi. Le "ceneri di Dante" costituiscono una reliquia dall’evidente valore simbolico per la Nazione, motivo per cui D’Ancona, tre anni dopo il deposito effettuato nel 1911, stabilì che fossero conservate "in perpetuo possesso" dal Senato.

Alessandro D'Ancona, Biglietto autografo con il quale stabilisce il lascito al Senato del medaglione contentente le ceneri di Dante, Firenze 14 marzo 1914
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Il giubileo del 1300 nalle Cronica di Giovanni Villani

Giovanni Villani (1276-1348), fiorentino, fu tra i principali cronisti italiani dell'epoca. La sua Cronica, una storia universale centrata però sulla storia della città di Firenze, è ricca di racconti basati sulla sua esperienza diretta, con osservazioni anche di vita economica e sociale non sempre presenti nei cronisti coevi. Lui stesso racconta di aver deciso di scrivere la Cronica ispirato dai grandi storici della Roma antica mentre si trovava a Roma, pellegrino, per il giubileo del 1300. Del giubileo Villani offre un breve ma vivace racconto diretto ("vi fui presente e vidi"), riferendo in particolare del grande afflusso di pellegrini.

Giovanni Villani, Cronica di Giovanni Villani a miglior lezione ridotta coll'aiuto de' testi a penna, vol. III, Firenze 1823
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Il Santo Sepolcro a Gerusalemme

Gerusalemme fu meta di pellegrinaggio in età antica e medievale e lo rimase fino al XIII secolo e alla perdita degli avamposti cristiani in Terrasanta

Natale Bonifacio, Ecclesia S. Sepulchri, in: Jean Zuallart, Il devotissimo viaggio di Gierusalemme..., Roma 1595
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L'indulgenza plenaria per la crociata

Ai crociati che partivano per la Terrasanta fu concessa l'indulgenza plenaria. Il primo a concederla fu papa Urbano II nel 1095. L'indulgenza fu poi estesa alle crociate interne alla cristianità, contro eretici o nemici del papato

Louis Maimbourg, Histoire des croisades pour la delivrance de la Terre Sainte, Paris 1686
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Il "Perdono" di Assisi

Nel 1216 San Francesco ottenne da Onorio III l'indulgenza plenaria per chi avesse visitato ad Assisi la chiesa di Santa Maria degli Angeli (la Porziuncola) il 2 agosto, anniversario della sua consacrazione

Nicola Papini, Storia del perdono d'Assisi con documenti e osservazioni, Firenze 1824
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La Cappella della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli a Assisi per la quale, nel 1216, San Francesco ottenne da Onorio III l'indulgenza plenaria

Giovanni Battista Mariani (dis.), Gaetano Cottafavi (inc.), Prospetto della celebratissima Capella [sic] detta la Porziuncola sagra a Maria s.s. degli Angeli, ove s'acquista la grande indulgenza il primo agosto, denominato il Perdono di Assisi, in: Compendio storico del Perdono di Asisi [sic] e della chiesa detta Porziuncola..., Assisi 1834
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San Francesco d'Assisi

[San Francesco riceve le Stimmate], in: Marcos de Lisboa, Croniche de gli ordini instituiti dal p. s. Francesco..., vol. I, Venezia 1606
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La "Perdonanza" di Celestino V

Nel 1294 Celestino V concede l'indulgenza plenaria alla Chiesa di Collemaggio all'Aquila, per coloro che la visitassero il 29 agosto, giorno della sua ascesa al soglio pontificio

Celestine V, Inter sanctorum solemnia (29 settembre 1294), in: Vincenzo Mastareo, Vite de' ss. protettori della fedelissima città dell'Aquila raccolte da diversi autori..., Napoli 1629
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La Basilica di Collemaggio all'Aquila per la quale nel 1294 Celestino V concede l'indulgenza plenaria

Giovanni Imperato (inc.), Facciata della chiesa di S. Maria di Collemaggio in Aquila, in: Storia dei monumenti del Reame delle Due Sicilie, vol. I, Napoli 1846
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Celestino V concede l'indulgenza plenaria alla Chiesa di Collemaggio (1294)

Nel 1294 Celestino V concede l'indulgenza plenaria alla Chiesa di Collemaggio all'Aquila, per coloro che la visitassero il 29 agosto, giorno della sua ascesa al soglio pontificio.

Lelio Marini, Vita et miracoli di San Pietro del Morrone già Celestino papa V, autore della Congreg. de Monaci Celestini dell'Ordine di San Benedetto, Milano 1637
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Atri

L'indulgenza plenaria concessa da Celestino V alla chiesa di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila fu estesa anche alla città di Atri.

Francesco Cassiano de Silva (inc.), Atri, in: Giovanni Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie, in cui si descrivono la sua metropoli, le sue 148 città, e tutte quelle terre delle quali se ne sono avute notizie..., vol. III, Napoli 1703
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