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La Mostra    Accoglienza e assistenza al pellegrino    L'intervento pubblico

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L'università degli albergatori di Roma

L'origine dell'università degli albergatori di Roma, che riuniva quanti davano alloggio ai pellegrini e forestieri che da sempre affluivano in città da ogni dove, è antichissima; secondo alcuni risalirebbe addirittura alla fine del XIII secolo. Nel Seicento aveva sede presso la chiesa di Sant'Eustachio, non lontano, dunque dalla zona di via dell'Orso, dove sorgevano il maggior numero di alberghi e locande della città.

Libro di constituoni [sic] o vero statuti dell'università dell'arte e dell'albergato [sic] dell'alma città di Roma nella venerabile chiesa di Sant'Eustachio, ms. sec. XVIIII

Gli osti di Borgo

Gli osti della città di Roma costituiscono una delle Università più antiche della città, dotata di uno statuto già nel XIV secolo. Poiché una grande quantità di osterie era concentrata nel Rione Borgo, molto frequentato da pellegrini e forestieri in visita alla Basilica di San Pietro, nel XVI secolo gli osti dell'area vaticana costituirono un sodalizio autonomo, dotato di propri statuti. Gli osti di Borgo ebbero la loro sede nella chiesa di San Lorenzo, detta in piscibus per la vicinanza di un mercato del pesce. La chiesa, la cui erezione è attribuita a santa Galla nel VI secolo, era collocata nella Spina di Borgo. Quando venne aperta via della Conciliazione, la chiesa fu smontata e ricostruita in Borgo Santo Spirito.

Capitoli et ordini da osservarsi dagli osti di Borgo e sua giurisdizione, ms. sec. XVIII

Decreto per gli inquilini del 29 aprile 1549

Se da una parte la città si organizzava per accogliere nel migliore dei modi i pellegrini, dall'altra era anche necessario tutelare i cittadini romani più poveri che rischiavano di ritrovarsi in condizioni di difficoltà a causa degli aumenti degli affitti, perpetrati dai proprietari in occasione dei giubilei. Per questa ragione, il 29 aprile 1549, papa Paolo III emanò un decreto con il quale stabiliva il blocco degli affitti, per l'intera durata dell'anno santo 1550, e vietava ai proprietari di scacciare gli inquilini abituali per affittare a persone disposte a pagare un canone maggiore.

Santa Sede. Camera apostolica, Decretum Camerae apostolicae in favorem dd. domorum inquilinorum & subinquilinorum factum, de non augendo pensione respectu anni sancti, ac de non expellendo inquilinos & subinquilinos durante locatione & finita locatione de forma obligationis fiendae per dominos volentes damos pro suo usu habere, & de subinquilino non gaudente privilegio inquilini finita locatione sui authoris, Roma 1549

Parere dell'avv. Blasi sulla regolamentazione degli affitti cittadini dopo il giubileo del 1825

La necessità di regolamentazione degli affitti si ripropose ciclicamente in occasione degli anni santi. Anche Leone XII ne decretò il blocco per il giubileo del 1825. La norma avrebbe dovuto essere limitata alla sola durata dell'anno santo, ma fu prorogata fino a divenire praticamente permanente, a causa delle drammatiche condizioni abitative cittadine, con una popolazione in netta crescita, la rovina di molte delle abitazioni antiche, e la mancata costruzione di nuovi edifici. Alcuni dei più illustri avvocati del tempo, come Carlo Fea, Benedetto Blasi e Luigi Cecconi, sostennero con validi argomenti giuridici ed economici posizioni diverse a tutela degli inquilini o a favore dei diritti dei proprietari.

Benedetto Blasi, Sull’aumento delle pigioni in Roma. Risposta economico-legale di Benedetto Blasi al ch. signor avvocato Carlo Fea..., Roma 1826

Parere dell'avv. Cecconi sulla regolamentazione degli affitti cittadini dopo il giubileo del 1825

La necessità di regolamentazione degli affitti si ripropose ciclicamente in occasione degli anni santi. Anche Leone XII ne decretò il blocco per il giubileo del 1825. La norma avrebbe dovuto essere limitata alla sola durata dell'anno santo, ma fu prorogata fino a divenire praticamente permanente, a causa delle drammatiche condizioni abitative cittadine, con una popolazione in netta crescita, la rovina di molte delle abitazioni antiche, e la mancata costruzione di nuovi edifici. Alcuni dei più illustri avvocati del tempo, come Carlo Fea, Benedetto Blasi e Luigi Cecconi, sostennero con validi argomenti giuridici ed economici posizioni diverse a tutela degli inquilini o a favore dei diritti dei proprietari.

Luigi Cecconi, Risposta al Parere sull’aumento delle pigioni delle case in Roma, Bologna 1826

Le confraternite delle Arti a Roma per il giubileo del 1700

Bartolomeo Piazza, Eusebologion. Eusevologio romano, overo delle opere pie di Roma, accresciuto e ampliato secondo lo stato presente..., 2 ed., Roma 1699

L'università dei fornai e panettieri

Il grano ha svolto per secoli un ruolo fondamentale nell'alimentazione dei romani, costituendo la base del nutrimento popolare. Per questo motivo l'attività dei produttori e dei venditori di pane, posta sotto la stretta sorveglianza dall'Annona, fu fortemente regolamentata da numerose disposizioni legislative ed amministrative. In occasione degli anni santi si moltiplicavano i provvedimenti pontifici per garantire gli approvvigionamenti necessari a far fronte alle necessità alimentari dei pellegrini. L'università dei fornai dal canto suo cercava di conservare le proprie prerogative, limitando il più possibile l'ampliamento delle licenze d'esercizio, tanto che alla fine del XVII secolo esistevano a Roma soltanto una sessantina di forni. In occasione del giubileo del 1500 in seno all'Università dei fornai si costituì la confraternita dell'arte, che nell'anno santo 1550 inaugurava solennemente la propria chiesa dedicata a Santa Maria di Loreto, dove ha ancora oggi la sua sede.

Statuti dell'università et arte de fornari e panettieri dell'alma città di Roma, ms. sec. XVII

Giubileo 2016: il pane "in sospeso"

Valeria Arnaldi, Giubileo, nasce il pane "in sospeso": pagato per chi ha fame,in: Il messaggero,2 novembre 2015

La cronaca Aquilana trecentesca di Buccio di Ranallo descrive la grande quantità di merci che arrivavano ai porti di Ripa e Ripetta durante il giubileo del 1350

Buccio di Ranallo, Cronica Aquilana, in: Cronisti del Trecento, a cura di Roberto Palmarocchi, Milano-Roma 1935

Notificazione relativa all'approvvigionamento della "legna da paso" durante l'anno santo 1750, firmata dal chierico di Camera e presidente delle Ripe Pietro Petroni

Un settore di approvvigionamento di particolare rilevanza per la città di Roma, che necessitava di specifici provvedimenti in occasione degli anni santi era quello della legna da ardere. Fu regolamentato, soprattutto a partire dal XVIII secolo, da rigidissime disposizione normative atte a preservare le riserve boschive dello Stato Pontificio, evitando disboscamenti incontrollati, e distinguendo il taglio e il commercio del legname destinato alle costruzioni da quello della legna da ardere, della quale aumentavano le necessità durante gli anni santi. Il legname, proveniente dai boschi a Nord di Roma, arrivava in città per via fluviale, approdando al porto di Ripetta, sotto la stretta sorveglianza della Presidenza delle Ripe.

Presidenza delle Ripe, Notificazione (3 gennaio 1750), Roma 1750

Il porto di Ripetta nel 1753

Il porto di Ripetta costituiva l'approdo per il traffico fluviale proveniente dall'alto corso del Tevere, da cui giungevano a Roma gli approvvigionamenti di olio, vino e legname, e talora anche i pellegrini provenienti da Nord. La veduta di Piranesi mostra l'aspetto del porto cinquant'anni dopo gli interventi voluti da Clemente X per la sistemazione del preesistente approdo della Posterula, un porticciolo rudimentale privo delle costruzioni necessarie al crescente traffico commerciale dello scalo. Nel 1704, l'architetto Alessandro Specchi realizzò due scalinate curve, che univano le banchine al livello stradale. Tra le due cordonate fu aperto un emiciclo, al centro del quale fu posta una fontana, necessaria per abbeverare gli animali da soma utilizzati per il trasporto delle merci, e poi sormontata da una lanterna per l'illuminazione notturna del porto.

Giovanni Battista Piranesi, Veduta del porto di Ripetta, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. II, Paris 1836

Il porto di Ripetta nel 1878

L'immagine mostra il porto di Ripetta prima degli interventi di rettificazione del corso del fiume e della costruzione degli argini, realizzati dopo la grande piena che inondò Roma nel dicembre 1870. I lavori, conclusi nel 1926, misero fine al drammatico problema delle periodiche inondazioni del Tevere, ma stravolsero il paesaggio fluviale della città, sacrificando alcune magnifiche realizzazioni architettoniche, costruite anticamente sulle sponde del fiume. Tra queste, naturalmente, i due porti cittadini furono particolarmente colpiti. Così dell'antico porto di Ripetta, in parte distrutto e in parte sommerso, restano oggi solamente la fontana dell'emiciclo e due colonne, sulle quali è stata indicata l'altezza raggiunta dal Tevere durante le alluvioni avvenute tra il 1495 e il 1750. La foto è tratta da una eccezionale raccolta di albumine, commissionata dal genio civile per documentare il prima e il dopo degli interventi sul Tevere, e realizzata tra il 1877 e il 1887 dai fratelli D'Alessandri, titolari di uno dei più importanti studi fotografici dell'Ottocento.

Antonio e Paolo Francesco D'Alessandri (fotogr.), Vedute del Tevere in Roma prima della sua sistemazione: sponda sinistra Porto di Ripetta anno 1878,in: Id., Vedute del Tevere in Roma prima della sua sistemazione, vol. II (Sponda sinistra), Roma 1887

Veduta del porto di Ripa Grande dopo le modifiche realizzate sotto il pontificato di Innocenzo XII

Fin dall'età alto medievale, un piccolo scalo portuale, detto Ripa Romea, aveva utilizzato i resti di antiche banchine di età imperiale, sulla riva destra del Tevere. Alla metà del Trecento la Ripa Romea diventa Ripa Grande, luogo d'approdo delle merci e dei passeggeri che, giunti sulla costa laziale via mare, risalivano il corso del fiume fino al centro della città su barche di medio tonnellaggio. Nel corso del '600, a seguito dello spostamento della cinta muraria all'altezza di Porta Portese, il porto viene arretrato a monte; viene quindi costruita la Dogana, poi inglobata nella fabbrica dell'Ospizio Apostolico di S. Michele a Ripa, e infine, nel 1693-1697 papa Innocenzo XII affida agli architetti Mattia De Rossi e Carlo Fontana la sistemazione dell'intero complesso di Ripa Grande e San Michele a Ripa.

Alessandro Specchi, Aedificium in ripa Tiberis ab Innocentio XII aedificatum pro alendis pueris egenis, in: Filippo Buonanni, Numismata pontificum romanorum quae a tempore Martini V usque ad annum M.DC.XCIC vel authoritate publica, vel privato genio in lucem prodiere..., vol. II (Continens numismata à Clemente VIII usque ad Innocentium XII), Roma 1699

Veduta dell'edificio per lo stoccaggio delle merci fatto costruire da Innocenzo XII al porto di Ripa Grande

Tra gli interventi di ampliamento e sistemazione del porto di Ripa Grande dovuti ad Innocenzo XII, c'è la costruzione della cosiddetta Dogana nuova, rappresentata in questa veduta opera di Giovanni Girolamo Frezza.

Giovanni Girolamo Frezza, Aedificium prope Tiberim pro mercibus Romam aductis ab Innocentio XII extractum, in: Filippo Buonanni, Numismata pontificum romanorum quae a tempore Martini V usque ad annum M.DC.XCIC vel authoritate publica, vel privato genio in lucem prodiere..., vol. II (Continens numismata à Clemente VIII usque ad Innocentium XII), Roma 1699

Il porto di Ripa Grande nel 1753

Giovanni Battista Piranesi, Veduta del porto di Ripa Grande, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. I, Paris 1836

Il porto di Ripa Grande nel 1887

L'immagine mostra il porto di Ripa dopo la costruzione della torre-faro sormontata da una lanterna, fatta erigere ai primi dell'800 da papa Pio VII, e prima degli interventi di rettificazione del corso del fiume e della costruzione degli argini, realizzati dopo la grande piena che inondò Roma nel dicembre 1870. I lavori, conclusi nel 1926, misero fine al drammatico problema delle periodiche inondazioni del Tevere, ma stravolsero il paesaggio fluviale della città, sacrificando alcune magnifiche realizzazioni architettoniche, costruite anticamente sulle sponde del fiume. Tra queste, naturalmente, i due porti cittadini furono particolarmente colpiti. Così dell'antico porto di Ripa, restano oggi solo le due rampe d'accesso alla banchina del fiume. La foto è tratta da una eccezionale raccolta di albumine, commissionata dal genio civile per documentare il prima e il dopo degli interventi sul Tevere, e realizzata tra il 1877 e il 1887 dai fratelli D'Alessandri, titolari di uno dei più importanti studi fotografici dell'Ottocento.

Antonio e Paolo Francesco D'Alessandri (fotogr.), Vedute del Tevere in Roma prima della sua sistemazione: sponda destra, lanterna del Porto di Ripagrande anno 1887,in: Id., Vedute del Tevere in Roma prima della sua sistemazione, vol. I (Sponda destra), Roma 1887

I villaggi "San Marco" e "San Filippo" costruiti per accogliere i pellegrini nel giubileo del 1950

Costruiti nel giro di poche settimane e destinati ad ospitare i grandi pellegrinaggi, il "San Marco" ed il "San Filippo" risultarono due confortevoli villaggi, in: L'anno santo 1950. Cronistoria del grande giubileo a cura del Comitato centrale Anno Santo, vol. II, Città del Vaticano 1952

Il campo "San Giorgio": città di tende costruita per accogliere i pellegrini nel giubileo del 1950

Il campo San Giorgio, città di tende, regno felice della gioventù, in: L'anno santo 1950. Cronistoria del grande giubileo a cura del Comitato centrale Anno Santo, vol. II, Città del Vaticano 1952
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