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La Mostra    La città si rinnova    Le cose meravigliose

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Veduta di Roma da Trinità dei Monti

Francesco Miccinelli (dis.), Giovanni Maria Cassini (inc.), Veduta del profilo della città di Roma delineata dal Palazzo di Villa Medici alla Trinità de’ Monti sul Monte Pincio, Roma 1807 [ma post 1870]
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Veduta di Roma da Trinità dei Monti

Francesco Miccinelli (dis.), Giovanni Maria Cassini (inc.), Veduta del profilo della città di Roma delineata dal Palazzo di Villa Medici alla Trinità de’ Monti sul Monte Pincio, Roma 1807 [ma post 1870]
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Veduta di Roma da Trinità dei Monti

Francesco Miccinelli (dis.), Giovanni Maria Cassini (inc.), Veduta del profilo della città di Roma delineata dal Palazzo di Villa Medici alla Trinità de’ Monti sul Monte Pincio, Roma 1807 [ma post 1870]
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Veduta di Roma da Trinità dei Monti

Francesco Miccinelli (dis.), Giovanni Maria Cassini (inc.), Veduta del profilo della città di Roma delineata dal Palazzo di Villa Medici alla Trinità de’ Monti sul Monte Pincio, Roma 1807 [ma post 1870]
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La chiesa di Santa Maria d'Ara Coeli

Gli anni immediatamente precedenti il giubileo del 1350, concesso, preparato e celebrato in assenza del pontefice, sono segnati dalla cattività avignonese, dall'epidemia di peste che affligge l'Europa e dal disastroso terremoto romano del 1349. In questo clima assume un significato particolare la costruzione della grande scalinata della chiesa di Santa Maria in Ara Coeli, unico intervento urbano di rilievo di tutto il Trecento. Realizzata grazie alle elemosine dei romani, in una sorta di ex-voto collettivo alla Madonna che aveva liberato la città dalla peste, rappresenta la prima di una lunga serie di operazioni di appropriazione, da parte della Chiesa, dei simboli e dei luoghi della Roma antica e del potere laico e cittadino, che caratterizzeranno poi la politica urbanistica dei grandi papi nei secoli successivi.

S.te Marie d'Ara-Coeli, in: François Jacques Deseine, Rome moderne, premiére ville de l’Europe, avec toutes ses magnificences et ses delices..., vol. II, Leiden 1713
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Il Campidoglio

La storia medievale del Campidoglio inizia nel XII secolo con la nascita del Comune e la costruzione del Palazzo Senatorio sulle rovine dell'antico "Tabularium" romano. Da allora, il palazzo ha costituito il fulcro degli interventi costruttivi sull'area, che riflettono, anche simbolicamente, il progressivo controllo della Curia sul potere cittadino. L'asse del colle si sposta progressivamente dal foro romano, verso cui era orientato in età antica, in direzione della città moderna, Campo Marzio, San Pietro, la città dei papi. Un processo iniziato con la costruzione della scalinata dell'Ara Coeli e terminato altrettanto scenograficamente con la realizzazione del progetto michelangiolesco per il Campidoglio, concluso solo dopo la sua morte. La veduta pubblicata nelle "Antichità di Roma" di Bernardo Gamucci nel 1565, mostra una piazza in cui il progetto di Michelangelo è solo parzialmente realizzato. La piazza è ancora delimitata sulla sinistra dal muraglione della basilica dell'Ara Coeli, ma soprattutto manca la cordonata. La grande scalea d'accesso alla piazza, pensata da Michelangelo per permettere la salita sul colle anche a cavalli e carri e conclusa in cima da una balaustra ornata di statue antiche, fu realizzata da Giacomo Della Porta a fine Cinquecento. I lavori per il Palazzo Nuovo inizieranno soltanto nel 1603 e si concluderanno sotto il pontificato di Alessandro VII.

Campidoglio, in: Bernardo Gamucci, Le antichità della città di Roma..., 2 ed., Venezia 1569
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Il Campidoglio

La veduta di Giovanni Battista Falda mostra l'aspetto di piazza del Campidoglio, dopo la compiuta realizzazione del progetto di Michelangelo.

Giovanni Battista Falda, Campidoglio, in: Id., Il nuovo teatro delle fabriche et edificii in prospettiva di Roma moderna..., vol. I, Roma 1665
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Il Campidoglio

La veduta di Giovanni Battista Falda mostra l'aspetto dell'area del colle capitolino, con la scalinata dell'Ara Coeli e la compiuta realizzazione del progetto di Michelangelo per il Campidoglio. A sinistra, alle pendici della basilica dell'Ara Coeli è visibile la chiesa di San Biagio e beata Rita da Cascia costruita nel 1665 da Carlo Fontana. In occasione del giubileo del 1900 la beata fu canonizzata e la chiesa fu intitolata esclusivamente a Santa Rita, per poi essere smontata pezzo per pezzo nel 1928, in occasione delle demolizioni che interessarono la viabilità della zona, e ricostruita all'incrocio col Teatro Marcello.

Giovanni Battista Falda, Altra veduta del' Campidoglio, in: Id., Il nuovo teatro delle fabriche et edificii in prospettiva di Roma moderna..., vol. I, Roma 1665
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Il Campidoglio

Giovanni Battista Cipriani, Campidoglio,in: Id., Vedute principali e più interessanti di Roma, Roma 1799
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Fabbriche sacre ed altri ornamenti fatti nelle Chiese da Gregorio XIII

Carlo Coquelines, Delle azioni memorabili di papa Gregorio decimoterzo tratte dalle memorie originali de' suoi tempi, in: Giampietro Maffei, Degli annali di Gregorio XIII pontefice massimo..., vol. II, Roma 1742
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Il Pantheon prima degli interventi seicenteschi

Il Pantheon, fondato nel 27 a.C. e fatto ricostruire dall'imperatore Adriano nel I secolo d.C., è il solo edificio dell'antica Roma ad essere stato ininterrottamente utilizzato per ragioni religiose. All'inizio del VII secolo, il grande tempio dedicato dai romani a tutti gli dei fu donato dall'imperatore bizantino Foca a papa Bonifacio IV, che lo consacrò a Sancta Maria ad martyres. L'incisione di Aegidius Sadeler, mostra ancora il campanile medievale, distrutto in occasione degli interventi seicenteschi voluti da Urbano VIII e realizzati da Gian Lorenzo Bernini.

Aegidius Sadeler, Vestigij del Pantheon..., in: Id., Vestigi delle antichità di Roma, Tivoli, Pozzuolo et altri luoghi, Praha 1601
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Piazza della Rotonda prima degli interventi settecenteschi

Per il giubileo del 1575 papa Gregorio XIII commissionò a Giacomo della Porta una fontana da collocare al centro della piazza. L'aspetto della fontana rimase lo stesso fino al 1711 quando papa Clemente XI volle far riposizionare di fronte al Pantheon l'obelisco egizio allora collocato a San Macuto. Con l'occasione fu realizzato un restauro radicale della fontana, il cui catino venne sostituìto da un gruppo di rocce e delfini a sostenere l'obelisco. Nella veduta di Cruyl sono visibili anche i due campanili laterali costruiti nella prima metà del Seicento da Gian Lorenzo Bernini per papa Urbano VIII, e poi eliminati nel 1883.

Levin Cruyl, stampa del 1667, in: Cento vedute di Roma antica raccolte e illustrate da Alfonso Bartoli, Firenze 1911
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Piazza della Rotonda nel 1751, dopo il posizionamento al centro della piazza dell'obelisco egizio

Nel 1711 papa Clemente XI volle far riposizionare di fronte al Pantheon l'obelisco egizio allora collocato a San Macuto. Con l'occasione fu realizzato un restauro radicale della fontana, il cui catino venne sostituìto da un gruppo di rocce e delfini a sostenere l'obelisco.

Giovanni Battista Piranesi, Veduta della Piazza della Rotonda, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. II, Paris 1836
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Piazza della Rotonda e il Pantheon, fotografia all'albumina 1870 ca

Pantheon, fotografia all'albumina 1870 ca
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Caravaggio, la Vocazione di San Matteo per la Cappella Contarelli

Il 23 luglio del 1599, Michelangelo Merisi firmava il contratto della sua prima grande commissione pubblica per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. La commissione era dovuta all'imminente Giubileo del 1600, per il quale Caravaggio realizzò due delle tre tele che attualmente ornano la Cappella: la Vocazione e il Martirio di San Matteo.

Il Caravaggio e le sue grandi opere da San Luigi dei Francesi, testo di Gian Alberto Dell'Acqua con un'appendice di Mia Cinotti, Milano 1971
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Caravaggio, il Martirio di San Matteo per la Cappella Contarelli

Il 23 luglio del 1599, Michelangelo Merisi firmava il contratto della sua prima grande commissione pubblica per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. La commissione era dovuta all'imminente Giubileo del 1600, per il quale Caravaggio realizzò due delle tre tele che attualmente ornano la Cappella: la Vocazione e il Martirio di San Matteo.

Il Caravaggio e le sue grandi opere da San Luigi dei Francesi, testo di Gian Alberto Dell'Acqua con un'appendice di Mia Cinotti, Milano 1971
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San Luigi dei Francesi

La chiesa di San Luigi dei Francesi ospita, nella Cappella Contarelli, le due tele realizzate da Caravaggio per il giubileo del 1600: la Vocazione e il Martirio di San Matteo.

S. Louis des François, in: François Jacques Deseine, Rome moderne, première ville de l'Europe, avec toutes ses magnificences et ses délices..., vol. II, Leiden 1713
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Piazza Navona prima del 1650

Nel corso del Medioevo, le strutture murarie delle gradinate dello stadio di Domiziano furono utilizzate come base per abitazioni, botteghe, ma anche per chiese e istituzioni religiose. Nel XIII secolo la Nazione spagnola a Roma la scelse per la propria sede, e vi costruì una chiesa e l’ospedale. Nel XV secolo, con il trasferimento del grande mercato cittadino, la piazza assunse sempre maggiore importanza, per la sua collocazione nel cuore turistico e commerciale della città. Per tale ragione si procedette, nel Cinquecento ad una prima sistemazione della piazza, con la costruzione di due fontane laterali e un semplice abbeveratoio per i cavalli al centro. Piazza Navona divenne luogo privilegiato per incontrarsi, passeggiare, godere di spettacoli improvvisati di giocolieri e saltimbanchi, ma anche assistere a feste organizzate, sacre e profane. Nel XVII secolo, con l’elezione al soglio pontificio di Innocenzo X, membro della famiglia Pamphilj, il cui palazzo affacciava sulla piazza, si giunse alla definitiva sistemazione dell’area.

Platea Agonalis, in: Pompilio Totti, Ritratto di Roma moderna..., Roma 1638
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Dell'obelisco e fontana nuova di Piazza Navona

La Fontana dei Fiumi di Piazza Navona fu commissionata a Gian Lorenzo Bernini da papa Pamphilj, Innocenzo X, in vista del Giubileo del 1650. La fontana, che fa da straordinario supporto alla copia romana di un obelisco egizio rinvenuto nel 1647 presso il Circo di Massenzio, rappresenta, nei quattro giganti in marmo bianco che siedono appoggiati sullo scoglio centrale, quattro grandi fiumi: il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio della Plata. La guida di Roma moderna di Pompilio Totti, pubblicata per la prima volta nel 1638, colse immediatamente l’importanza del nuovo ornato di Piazza Navona ed inserì già nell'edizione del 1652 una rappresentazione della Fontana dei Fiumi e il racconto della sua realizzazione.

Pompilio Totti, Ritratto di Roma moderna... in questa nuova editione accresciuto, e migliorato in molti luoghi, Roma 1652
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Bernini, Athanasius Kircher, la Fontana dei Fiumi e l'obelisco Pamphilj

Nella progettazione della Fontana dei fiumi, Bernini volle conoscere e tener presente il significato dei geroglifici dell'obelisco, per decifrare i quali si avvalse della collaborazione dell'erudito gesuita Athanasius Kircher. Secondo alcuni interpreti, sarebbe da leggere come simbolo della collaborazione tra i due la raffigurazione, nella fontana, di un armadillo, collocato tra la flora e la fauna del Rio de la Plata. Un esemplare essiccato di questo animale, giunto dalle Americhe grazie ai rapporti di Kircher con i gesuiti d'Oltreoceano, era conservato presso il Museo Kircheriano al Collegio romano, ed è probabilmente attraverso di lui che Bernini potè conoscerne l'aspetto. Nell'anno del giubileo 1650, Kircher pubblicò in un volume il risultato dei suoi studi sull'obelisco di Piazza Navona.

Athanasius Kircher, Athanasii Kircheri e Soc. Iesu Obeliscus Pamphilius, hoc est interpretatio nova..., Roma 1650
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Piazza Navona

Place Navonne, bâtie sur les ruines du Cirque Agonalis de l'empereur Alexandre Severe, avec la vue de ses magnifiques edifices et fontaines, embellie de la sainte memoire du pape Innocent X, in: François Jacques Deseine, Rome moderne, première ville de l'Europe, avec toutes ses magnificences et ses délices..., vol. II, Leiden 1713
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Piazza Navona nel 1773

Giovanni Battista Piranesi, Veduta di Piazza Navona sopra le rovine del Circo Agonale, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. II, Paris 1836
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La Fontana di Trevi prima dei lavori settecenteschi

L'acquedotto Vergine, a lungo abbandonato come le altre grandi opere idrauliche romane, fu ripristinato a partire dalla metà del XV secolo. Nel 1453 Niccolò V, nel punto terminale dell'acquedotto, in un luogo chiamato "trivium" o "trejo" perché posto all'incrocio di tre strade, fece realizzare una semplice fontana con tre bocche e una vasca rettangolare. Nel Seicento, Urbano VIII cambiò l'orientamento della fontana in quello attuale per predisporre il luogo alla realizzazione di una fontana monumentale. La piazza, rappresentata nella veduta di Falda del 1665, era allora occupata solo in piccola parte da una bassa vasca semicircolare alimentata da tre bocche di notevole portata, collocata di fronte alla chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio.

Giovanni Battista Falda (dis.), Chiesa di Santi Vincenzo et Anastasio alla Fontana di Trevi de' padri religiosi di S. Girolamo, in: Il nuovo splendore delle fabbriche in prospettiva di Roma moderna, vol. III (Il terzo libro del nuovo splendore di Roma moderna con sue giuste vedute in prospettiva delle facciate, strade e chiese...), Roma 1773
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La Fontana di Trevi pochi anni prima della conclusione dei lavori nel 1762

Numerosi progetti ed iniziative si susseguirono nel corso del Sei-Settecento senza giungere a compimento, finché nel 1731 Clemente XII promosse un concorso per la realizzazione di una fontana monumentale da costruirsi addossata alla facciata di Palazzo Poli. Tra i tanti progetti presentati, fu scelto quello di Nicola Salvi, che tra mille difficoltà giunse a conclusione dopo la sua morte, nel 1762. La veduta di Piranesi fu probabilmente incisa intorno agli anni cinquanta del Settecento, pochi anni prima della conclusione dei lavori.

Giovanni Battista Piranesi, Veduta in prospettiva della gran Fontana dell'Acqua Vergine detta di Trevi architettura di Nicola Salvi, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. I, Paris 1836
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La Fontana di Trevi

Hercule Catenacci, Fontaine de Trevi, dessin de Catenacci d'après une photographie, in: Le Tour du monde. Nouveau journal des voyages publié sous la direction de m. Édouard Charton et illustré par nos plus célèbres artistes, vol. XVII, 1868
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I lavori alla Fontana di Trevi per il giubileo del 2016

Paolo Conti, La Fontana di Trevi restaurata: quella luce miracolosa che rischiara le tenebre romane, in: "Corriere della sera" a. 140, n. 281, 4 novembre 2015
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La collina di Trinità dei Monti prima della realizzazione della scalinata

Nel corso del Cinque-Seicento, un pendio alberato e segnato da sentieri scoscesi metteva in comunicazione la chiesa francese di Trinità de’ Monti con la sottostante Piazza di Spagna. Nella seconda metà del Seicento cominciò ad imporsi la necessità di una scalinata di raccordo tra la chiesa e la piazza. Ma il problema fu affrontato concretamente soltanto durante il pontificato di Clemente XI, che ricevette i progetti di diversi illustri artisti dell’epoca, tra i quali Alessandro Specchi e Francesco De Sanctis, architetto dell’Ordine dei minimi, cui il terreno apparteneva. De Sanctis, autore tra l’altro della nuova facciata della Chiesa della Trinità dei Pellegrini, fu il prescelto dal successore di Clemente XI, Innocenzo XIII, che diede il via ai lavori nel 1723 con la speranza di vederli realizzata in tempo per il giubileo del 1725. La scalinata fu effettivamente inaugurata durante l’anno santo da Benedetto XIII, seppur a lavori non completamente terminati.

Giovanni Battista Falda, Chiesa della Santiss. Trinità de Monti de PP. minimi francesi sul monte Pincio,in: Id., Il nuovo teatro delle fabriche et edificii in prospettiva di Roma moderna..., vol. II (Il secondo libro del novo teatro delle fabriche, et edificii, fatte fare in Roma, e fuori di Roma dalla santità di nostro signore papa Alessandro VII), Roma 1665-1667
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La collina di Trinità dei Monti prima della realizzazione della scalinata

Nel corso del Cinque-Seicento, un pendio alberato e segnato da sentieri scoscesi metteva in comunicazione la chiesa francese di Trinità de’ Monti con la sottostante Piazza di Spagna. Nella seconda metà del Seicento cominciò ad imporsi la necessità di una scalinata di raccordo tra la chiesa e la piazza. Ma il problema fu affrontato concretamente soltanto durante il pontificato di Clemente XI, che ricevette i progetti di diversi illustri artisti dell’epoca, tra i quali Alessandro Specchi e Francesco De Sanctis, architetto dell’Ordine dei minimi, cui il terreno apparteneva. De Sanctis, autore tra l’altro della nuova facciata della Chiesa della Trinità dei Pellegrini, fu il prescelto dal successore di Clemente XI, Innocenzo XIII, che diede il via ai lavori nel 1723 con la speranza di vederli realizzata in tempo per il giubileo del 1725. La scalinata fu effettivamente inaugurata durante l’anno santo da Benedetto XIII, seppur a lavori non completamente terminati.

SS. Trinita de' Monti, in: Fioravanti Martinelli, Roma di nuovo ricercata nel suo sito... Di nuovo con ogni diligenza corretta & accresciuta con belle figure, Roma 1702
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La collina di Trinità dei Monti prima della realizzazione della scalinata

Nel corso del Cinque-Seicento, un pendio alberato e segnato da sentieri scoscesi metteva in comunicazione la chiesa francese di Trinità de’ Monti con la sottostante Piazza di Spagna. Nella seconda metà del Seicento cominciò ad imporsi la necessità di una scalinata di raccordo tra la chiesa e la piazza. Ma il problema fu affrontato concretamente soltanto durante il pontificato di Clemente XI, che ricevette i progetti di diversi illustri artisti dell’epoca, tra i quali Alessandro Specchi e Francesco De Sanctis, architetto dell’Ordine dei minimi, cui il terreno apparteneva. De Sanctis, autore tra l’altro della nuova facciata della Chiesa della Trinità dei Pellegrini, fu il prescelto dal successore di Clemente XI, Innocenzo XIII, che diede il via ai lavori nel 1723 con la speranza di vederli realizzata in tempo per il giubileo del 1725. La scalinata fu effettivamente inaugurata durante l’anno santo da Benedetto XIII, seppur a lavori non completamente terminati.

La Trinité du Mont, in: François Jacques Deseine, Rome moderne, première ville de l'Europe, avec toutes ses magnificences et ses délices..., vol. I, Leiden 1713
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La scalinata di Trinità dei Monti

Questa rappresentazione della "nuova" scalinata di Trinità dei Monti compare per la prima volta in una guida nel 1725: la Roma ampliata e rinovata o sia Nuova descrizione della moderna città di Roma e di tutti gli edifizi notabili che sono in essa, stampata, edita a cura di Gregorio Roisecco. Gli eredi di Roisecco continueranno ad utilizzarla nel corso del '700 nonostante nuove e più fedeli rappresentazioni della scalinata illustrino ormai anche le guide più popolari.

La Trinita de Monti, in: Nuova descrizione di Roma antica e moderna e di tutti li più nobili monumenti sagri e profani che sono in essa e nelle sue vicinanze... Edizione seconda..., Roma 1775
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La scalinata di Trinità dei Monti

Piazza di Spagna, in: Roma antica e moderna o sia nuova descrizione della moderna città di Roma... Abbellita con duecento e più figure in rame... Accresciuta in questa nuova edizione di un tomo terzo..., vol. I, Roma 1745
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Piazza di Spagna e la scalinata di Trinità dei Monti nel 1750

Giovanni Battista Piranesi, Veduta di Piazza di Spagna, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. II, Paris 1836
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Trinità dei Monti dopo la realizzazione della scalinata e la collocazione dell'obelisco sallustiano

L'incisione di Cipriani mostra la conclusione della sistemazione della collina di Trinità dei Monti, con la collocazione dell'obelisco Sallustiano di fronte al convento voluta da Pio VI alla fine degli anni ottanta del Settecento.

Giovanni Battista Cipriani, Piazza di Spagna, in: Id., Vedute principali e più interessanti di Roma, Roma 1799
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Piazza del Quirinale e il Palazzo pontificio nel 1750

Il colle del Quirinale, detto "Monte Cavallo", già sede di residenze estive di agiate famiglie romane attratte dalla salubrità della zona, entrò a far parte dei piani urbanistici dei pontefici nella seconda metà del XVI secolo. Gregorio XIII avviò nel 1574 la costruzione di un ampio palazzo da destinare a residenza papale, cui la ristrutturazione dell'acquedotto Felice voluta da Sisto V garantì un buon afflusso di acqua e dunque un'adeguata vivibilità. Alla fine del Cinquecento, papa Clemente VIII poté trasferirvi la propria residenza. Nel secolo successivo vennero edificate progressivamente nuove ali del palazzo, e costruiti edifici limitrofi con funzioni serventi. In quegli stessi decenni furono creati splendidi giardini, parte integrante di un disegno architettonico destinato a destare meraviglia nei visitatori. Alla prima metà del Seicento risale la loggia delle benedizioni, costruita da Gian Lorenzo Bernini, visibile sulla facciata. L'incisione di Piranesi mostra la piazza prima della collocazione, a fine Settecento, del grande obelisco tra le statue dei dioscuri, e della sistemazione della grande vasca di granito ultimata nel 1818.

Giovanni Battista Piranesi, Veduta della Piazza di Monte Cavallo, in: Id., Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi Architetto veneziano, vol. I, Paris 1836
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