La Mostra    Spazio urbano e devozione

Le strade e le piazze di Roma sono state teatro durante gli anni santi, in particolare tra il XVI e il XVIII secolo, di una gran ricchezza di cerimonie, momenti rituali, feste religiose e fasti profani, a cui romani, pellegrini e viaggiatori hanno assistito o partecipato individualmente o, più spesso, come parte di una comunità. Le celebrazioni proprie degli anni santi, l’apertura e la chiusura della porta santa, il rituale del suo attraversamento per ottenere il perdono, e il connesso pellegrinaggio alle basiliche, si intrecciavano con numerose celebrazioni liturgiche o eventi che a Roma si svolgevano regolarmente anche in anni ordinari, e che per l’occasione giubilare erano celebrati con particolare enfasi e solennità, come ad esempio i riti della Settimana Santa. Ai pellegrini poteva poi capitare di assistere a celebrazioni speciali, religiose o mondane, come canonizzazioni, benedizioni straordinarie, ostensioni di particolari reliquie, consacrazioni di chiese, ma anche commemorazioni di eventi politici o bellici, ingressi trionfali di sovrani, incoronazioni di pontefici e cerimonie di possesso, o ancora festeggiamenti organizzati dalle comunità straniere presenti nell’Urbe. Le celebrazioni eran spesso accompagnate da grande sfarzo di apparati scenografici e da impegnative “macchine” appositamente costruite, che divenivano anch’esse parte dell’esperienza giubilare del pellegrino, insieme a luminarie, fuochi, rappresentazioni sacre e spettacoli teatrali.

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Lo spettacolo di luci, abiti, stendardi e insegne a cui le confraternite romane davano luogo con le loro processioni, al momento dell’arrivo in città di compagnie aggregate o nel condurle a visitare le basiliche, era uno degli elementi più caratteristici del panorama romano durante gli anni santi. Le strade cittadine erano percorse da cortei spesso fastosi e scenografici, accompagnati da musiche e talvolta rappresentazioni sacre. Come le processioni organizzate al momento dell'accoglienza, anche quelle per la visita alle basiliche avvenivano secondo rituali precisi, definiti dalle diverse confraternite nelle loro Regole. Ad una stessa processione potevano partecipare sia confratelli romani che forestieri.
Vi si aggiungevano le corporazioni di Arti e Mestieri e le compagnie delle varie Nazioni. Gli itinerari sacri si estendevano a volte oltre la visita alle basiliche patriarcali, in particolare verso le chiese di San Sebastiano, Santa Croce in Gerusalemme e San Lorenzo fuori le mura. Il circuito delle sette chiese, pur non essendo un adempimento obbligatorio, fece spesso parte dell’itinerario giubilare dei pellegrini e degli stessi pontefici. Grande seguito avevano inoltre il Corpus Domini, l’esposizione del Santissimo Sacramento per le Quarantore nelle principali chiese di Roma, e la processione organizzata solo negli anni santi dall’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso di San Marcello per portare a San Pietro il grande Crocifisso cui si attribuiva la liberazione di Roma dalla peste nel 1522.

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L’anno santo del 1750 fu preparato con estrema cura da Benedetto XIV, convinto della necessità di risollevare le sorti del pellegrinaggio ormai declinante e dell’urgenza di rilanciare l’immagine di Roma come centro della cristianità e simbolo di devozione. Per preparare spiritualmente i fedeli all’anno santo, il pontefice aveva fatto leva sulle doti predicatorie del frate francescano Leonardo da Porto Maurizio, che nel 1749 predicò per le strade e le piazze di Roma, attirando, si dice, decine di migliaia di fedeli. Il loro sodalizio si espresse compiutamente nella consacrazione del Colosseo. Nel 1750 il predicatore ottenne dal papa "licenza di poter fare nel circuito dell’Anfiteatro Flavio, detto il Colosseo, le Quattordici Stazioni della Via Crucis”. Giungeva così a compimento il processo di cristianizzazione, lungo più di due secoli, del più monumentale dei simboli architettonici della romanità pagana, su cui peraltro si erano sviluppate tradizioni, non fondate, che lo volevano luogo di martirio cristiano. Tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento l'Arciconfraternita del Gonfalone vi aveva organizzato rappresentazioni sacre della Passione di Cristo. Tra Cinque e Settecento si susseguirono progetti, mai realizzati, per trasformare il Colosseo in un santuario e costruirvi una chiesa all'interno, alternati a decenni di abbandono. Vi pose fine l'iniziativa di frate Leonardo, che interruppe fortunatamente anche la lunga serie di spoliazioni di marmi e tufi destinata ad alimentare i numerosi cantieri edilizi della Roma moderna.

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La "festa", religiosa o civile, è stata un tratto distintivo della Roma pontificia, in particolare nei secoli dell'età moderna. Numerose sono le relazioni di viaggiatori che annoverano, dal XVI secolo, i festeggiamenti come momenti da non perdere per assaporare fino in fondo lo spirito della città. Negli anni giubilari i racconti si colorano con la descrizione dei momenti cerimoniali previsti dall'apparato rituale dell'anno santo, in particolare il rito della porta santa, che affianca alla forte valenza spirituale una dimensione di festeggiamento da condividere con grande solennità. Sono cerimonie di festa anche le grandi canonizzazioni, che negli anni santi assumono particolare significato, o le ripetute benedizioni dai palazzi pontifici del Vaticano, del Laterano, o del Quirinale, o dalle logge principali delle basiliche. Infine vi sono le imperdibili feste di luci, le luminarie della basilica di San Pietro e la girandola di fuochi di Castel Sant'Angelo, eventi che mobilitavano i romani come i forestieri, che andavano alla ricerca di luoghi privilegiati da cui godersi lo spettacolo. Nella primavera 1925, il noto giornalista Ugo Ojetti così descriveva lo spettacolo della luminaria a San Pietro: "La basilica è scomparsa, non se ne vede più che la luce. [...] Le colonne e i pilastri e la cornice e il timpano dell’atrio e la cornice e gli stemmi sul colonnato sono segnati da luci più fioche, così che trionfi nel firmamento la cupola sola, cinta da sei corone di fiaccole, con ciascuna colonna della lanterna tramutata in una colonna di fuoco”.

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